di Marco Bisiach
“Quando i genitori mi portano al campo i bambini, questi devono avere il sorriso sulle labbra. E allo stesso modo devono sorridere quando escono, dopo l’allenamento. Se non è così, vuol dire che ho sbagliato qualcosa”. Questa frase riassume alla perfezione la filosofia di vita e di lavoro di Roberto Codra, tecnico di Primi Calci e Piccoli Amici del Ronchi, di cui è anche responsabile del settore giovanile, e soprattutto “Panchina Verde” 2022 per l’Isontino. A lui è andato quest’anno infatti il riconoscimento di Coni e Figc, per quello che assomiglia tanto ad un premio alla carriera, oltre che ad un applauso per l’impegno quotidiano tra piccoli e piccolissimi talenti del pallone. Perchè Codra, che ha 58 anni e da ben 34 allena sempre nel vivaio, ha fatto della sua attività una vera e propria missione.
“Quella di allenare i giovani è una scelta ben precisa, dettata anche dai miei impegni lavorativi che non mi permetterebbero di seguire una prima squadra, ma legata al mio modo di intendere lo sport – racconta Roberto Codra a CalcioFvgLive -. Mi vedo più come un educatore, che come un allenatore, perché la cosa più importante dal mio punto di vista quando si lavora con i bambini è trasmettere loro dei valori, la voglia di stare insieme e fare sport, insegnare a stare in campo e a fare gruppo rispettando il prossimo. Il gioco viene dopo. E in tal senso, mi interessa di più guardare all’aspetto umano del calcio, al risvolto sociale dello sport, che al mero risultato. Che diventa conseguenza diretta di tutto il resto”.
Tante le esperienze rimaste indelebili nei ricordi di Roberto Codra, che oltre ad allenare nel vivaio del Ronchi è stato impegnato anche con i ragazzini dell’Isonzo San Pier (ai tempi in cui ancora giocava proprio nella squadra del paese bisiaco) ed è stato protagonista di un’autentica cavalcata con i giovani della Fincantieri Monfalcone. Qui, per sette anni ha seguito la classe 1991, portandola dai primi calci ad un pallone fino quasi alle soglie del calcio dei “grandi”. “Sono tutte cose che restano nel cuore e nei ricordi più belli – dice ancora Codra -. Penso che allenare i giovani sia fonte di enormi soddisfazioni, ma comporti anche grandi responsabilità, perché si diventa degli esempi, degli educatori. Non ho mai dimenticato ad esempio i miei maestri, gli allenatori che mi hanno lasciato qualcosa di importante. Sono tanti, ma posso citare ad esempio Guido Covaz, Giorgio Valentinuzzi, Luigi Bonaz, Ennio Barbana. Devo tanto ad ognuno di loro, e a molti altri”.
Ma esiste una ricetta per rilanciare i vivai, e valorizzare i giovani talenti? “Non ci sono segreti o ricette magiche, oggi è sempre più difficile – conclude Codra -. Ma io dico che bisogna guardare in prospettiva, pensare innanzitutto alla crescita dei ragazzi, e riuscire a portarne tanti al campo, a divertirsi e stare bene. Solo in mezzo ai grandi numeri, con un movimento importante, si trova il modo di far emergere alla fine del percorso i talenti più cristallini”.