di MASSIMO DI CENTA
È una bella storia quella di Nicola Pucci. Una bella storia, perché l’attuale centrocampista del Tricesimo è davvero un personaggio: per come si sa raccontare, per come dimostra di avere le idee chiare e non ha paura a svelare i contorni di una carriera che poteva prendere già da un po’ una piega decisamente verso l’alto. Così non è stato, per ora, ma il tempo per recuperare c’è, eccome! Parla del suo passato con estrema franchezza, di treni che sono passati e che non ha potuto prendere e non solo per colpa sua …
Nicola inizia a giocare all’età di sei anni, nella fila del Donatello, dove rimane fino a 14. Da lì, un salto mica da ridere: arriva a Cormano, dove l’Inter ha un suo centro sportivo per il settore giovanile. Qui conosce Paolo Annoni, il tecnico che più di ogni altro gli resta nel cuore. Non solo per la capacità tecniche, ma soprattutto per quella carica umana che sa trasmettere. Con lui Nicola si leva la soddisfazione di vincere lo scudetto Under 15, dove l’Inter di Annoni, appunto, batte in finale la Juventus per 5 a 0. L’anno dopo, nell’Under 16 di Bonacina le cose andranno decisamente peggio: poche presenze e poca fiducia, ma soprattutto la spiacevole sensazione di cominciare a capire che nel calcio non sempre hanno successo i migliori. A volte dipende dal cognome che porti e da altre situazioni legate a circostanze che non hanno niente a che vedere con le capacità che si hanno. Dopo l’esperienza all’Inter, ecco l’Udinese, altra stagione vissuta ai margini, tanto da indurre il ragazzo a ripensare qualcosa della sua idea sul calcio. Momenti di sconforto e delusione, appena mitigati dall’esperienza al Cjarlins, dove Patrick Bertino (uno che coi giovani ci sa fare) gli ridà fiducia. La squadra non decolla, cambia il mister e per lui non c’è più tanto spazio. Il ragazzo allora torna nella Primavera dell’Udinese, ma ha bisogno di prendersi una pausa. Vive male il periodo del Covid, poi a gennaio di quest’anno decide di tentare l’avventura in Eccellenza, a Tricesimo, dove Stefano Chiarandini gli fa tornare entusiasmo e voglia di calcio. Il Tricesimo sta facendo una stagione incredibile, soprattutto se si pensa ai pronostici di inizio campionato, ed indubbiamente Nicola è uno dei protagonisti. La sconfitta contro il Chions di qualche settimana fa è stato forse lo spartiacque di un campionato vissuto alla grande e che ancora, con i play off, può riservare sorprese per i biancazzurri. Chiarandini, intanto, si ritrova in squadra questo giocatore che può offrire soluzioni tattiche importanti a centrocampo, in quanto la duttilità di sapersela cavare da trequartista, mezzala o esterno è una qualità da non trascurare. Forte nel dribbling, nella capacità di corsa in progressione e in possesso di una mentalità non comune in relazione all’età, Nicola deve solo migliorare la fase difensiva ed il colpo d testa, ma sono dettagli rispetto al bagaglio tecnico di cui è in possesso.
Proviene da quella che lui stesso definisce “una bella famiglia”, dove papà Sergio e mamma Lorena sanno dargli il giusto equilibrio e a differenza di tanti altri genitori che vogliono un figlio campione, a loro basta avere un figlio felice. Lo spronano a non arrendersi a migliorarsi di continuo, ma non gli mettono pressione.
Il sogno di fare il calciatore, da grande, è sempre intatto, ma da ragazzo intelligente sa benissimo che ci vuole “culo” (dice proprio così) e che bisogna trovare le persone giuste. Lui il suo ce lo mette ed è consapevole (ma senza presunzione, sia ben chiaro) che potrebbe farcela, ma nel frattempo si prepara anche un futuro alternativo: quest’anno farà gli esami allo “Stringher”, istituto commerciale, poi, vorrebbe iscriversi ad Economia e Commercio. E proprio allo “Stringher” ha conosciuto Manuela, la sua ragazza, alla quale dedica tutto il tempo extra studi e pallone.