di MASSIMO DI CENTA
La nostra rubrica dedicata ai giovani, questa settimana ci porta a Tamai, per fare la conoscenza di Giovanni Cesarin, classe 2003, uno dei prospetti più interessanti alla corte di Stefano De Agostini. Una scelta, quella del ragazzo, anche coraggiosa, se vogliamo, visto che la sua carriera, dopo gli inizi alla Sanvitese, squadra del suo paese, aveva preso una strada piuttosto interessante: quattro anni nelle giovanili dell’Udinese e poi altri cinque col Pordenone, dove era arrivato alla formazione Primavera. Qualcosa però non è andato nel verso giusto: il mister probabilmente cercava un altro tipo di giocatore e ci si è messo di mezzo anche un infortunio. Nulla di particolarmente grave, solo che ha richiesto tempi di recupero piuttosto lunghi. È stato un periodo piuttosto difficile per Giovanni, che in quei giorni, ha trovato molto conforto e fiducia in Fabio Bezerra (un allenatore del settore giovanile neroverde). Grazie alla pazienza, ai consigli, ai continui stimoli che il mister ha saputo trasmettergli è riuscito a superare il periodaccio. Ma c’è un altro allenatore che viene considerato importantissimo: Claudio Cesarin, ovvero suo papà, che allenava i giovani della Sanvitese. Claudio è sempre stato giusto, nel senso che non ha mai fatto giocare il figlio per questioni genetiche, ma semplicemente perché lo meritava. Elogi pochi, critiche, ma sempre costruttive, molte di più. E adesso, quando può, papà Claudio continua ad andare a vedere il figlio, ma sempre con l’occhio del tecnico più che con quello del genitore. La stessa cosa non può dirsi per mamma Barbara: per lei Giovanni gioca sempre bene, come nella maggior parte dei casi in cui le mamme sono chiamate ad esprimere un parere sui figli calciatori. Tutto nella norma, insomma. Eravamo rimasti alla Primavera del Pordenone: il ragazzo, evidentemente, non sentendo la fiducia necessaria ha preferito cambiare aria ed ha deciso di provare l’esperienza con il Tamai, per misurarsi col calcio dei grandi, in una categoria, l’Eccellenza, nella quale bisogna sempre essere al top. E forse questa prova servirà molto, che tendenzialmente è pigro. Lui è a conoscenza di quello che reputa un difetto e sta cercando di migliorarsi sotto questo aspetto, anche perché in prima squadra, quelli più anziani, sono sempre pronti a stimolarti. Un altro limite che si riconosce è la fisicità: servirebbe qualche chilo in più per combattere tra le zolle di centrocampo, tra le quali, comunque, si destreggia molto bene perché la tecnica non gli manca ed anche dal punto di vista tattico ha una buona propensione. L’attuale tecnico del Tamai sta cercando di migliorare la cosiddetta fase senza palla, lavorando molto sui tempi di inserimento. Giovanni ha sempre preferito avere la palla sui piedi, piuttosto che sulla corsa, ma sfruttare la sua buona tecnica anche vicino alla porta è un dettaglio sul quale si può lavorare.
Un giocatore di riferimento? Paul Pogba, che per certi versi lo ricorda per l’indolenza ma anche per la capacità di far gioco.
Per quanto riguarda il campionato del Tamai, ha molta fiducia nella squadra: il campionato, corto e con molte squadre in pochi punti, è davvero difficile, e per questo sarebbe opportuno conquistare la salvezza immediata (evitando il rischio play out) per poi iniziare a fare discorsi più ambiziosi. A c’è anche una vita oltre il calcio, che per quest’anno prevede per lui gli esami di maturità: all’ultimo anno di liceo scientifico, non ha ancora pensato cosa farà dopo. All’orizzonte ci sono gli studi universitari, anche se al momento non sa bene quale facoltà scegliere. Una cosa per volta, insomma: la salvezza del Tamai, un diploma e poi si vedrà …