di MASSIMO DI CENTA
Tra i giovani della Pro Fagagna ce n’è uno che sta cercando di ritagliarsi spazi importanti nella squadra che dopo un inverno di stenti sta ora risalendo la classifica. Stiamo parlando di Gianluca Tell, 18 anni il prossimo luglio, e tanta vitalità da mettere al servizio del collettivo. Il suo allenatore Pino Cortiula lo ha definito un giocatore generoso, uno di quelli sempre sul pezzo che pressa e riparte. Abilissimo nell’uno contro uno, esprime il meglio di sé in fase offensiva, anche se sta facendo passi da gigante per quanto riguarda i ripiegamenti in copertura. Deve mettere su qualche chilo, per non soffrire troppo l’impatto con la categoria, che fa della fisicità una delle prerogative principali. Nato come esterno basso, sta evolvendo verso un ruolo di laterale a tutta fascia, visto che fiato e corsa non gli mancano. Ogni tanto dovrebbe imparare a temporeggiare e a seguire più l’istinto, ma sono tutti aspetti destinati ad essere perfezionati. Secondo Cortiula (che di giocatori ne ha visti …) è uno che potrà fare strada. La sua carriera si sviluppa tra Bearzi, Donatello (dove gli arrivò la convocazione prima per la Rappresentativa Regionale poi nella Nazionale Dilettanti) e infine Udinese. Da quest’anno è a Fagagna, dove il responsabile del settore giovanile bianconero Angelo Trevisan lo ha spedito proprio per abituarlo al clima e ai ritmi di un campionato difficile come l’Eccellenza. Le cose all’inizio non andarono benissimo: la novità di giocare con i grandi, probabilmente, è stato il prezzo da pagare, poi, col passare del tempo si è integrato benissimo nel gruppo.
Papà Marco, un passato da calciatore di tutto rispetto, non si perde una partita, mentre mamma Luana non sempre può essere presente, ma segue sempre le vicende del figlio, così come i nonni Pietro e Mariangela, persone definite importantissime da Gianluca, che li ha sempre avuti a fianco nelle vicende della vita non solo sportiva. A proposito di persone importanti, il ragazzo ricorda volentieri due allenatori: Igor Bric e Alessandro Moras. Il primo lo ha avuto nei primi anni al Donatello e lo ha sempre seguito anche quando non trovava spazio tra i titolari. Lo spronava a non mollare e questo ha contribuito a formare nel ragazzo quella cazzimma che ora mette sul terreno di gioco. Il secondo, all’ultimo anno sempre col Donatello, gli ha inculcato una mentalità quasi da professionista e avevano un’intesa speciale per lo stesso modo di vedere il calcio.
Una passione sconfinata per Messi, che lui considera l’essenza del calcio per la tecnica e i colpi di genio che scaturiscono prima dalla testa che dai piedi, mentre nel suo ruolo non ha un modello di riferimento.
Impegnato con gli studi (frequenta l’istituto commerciale economico “Stringher”) non ha ancora deciso se iscriversi all’università o cercarsi un lavoro. Veramente, il lavoro che vorrebbe sarebbe quello di diventare calciatore e per questo l’approdo in Eccellenza non lo considera un punto d’arrivo, ma una tappa intermedia. “Io punto sempre più in alto”, ha detto e magari con la cazzimma che ha, chissà, potrebbe anche riuscirci.