di PaCo
Se c’è un portiere che sulla sua maglia voleva solo il numero 1 è Roberto Valerio. In campo era pragmatico, affidabile, difficilmente esclamava “mia” e quando parava un rigore non esultava ma si compiaceva tra se e se per l’impresa. Il libro che più lo rappresenta potrebbe di “la solitudine dei numeri uno”, di Giampaolo Santoro, testo in cui vengono evidenziate molte situazioni che vivono gli estremi difensori, giocatori le cui prestazioni possono esaltare o abbattere le prestazioni di una squadra.
Difeso in età giovanile le porte di Sanvitese e Pordenone, successivamente quelle del Barbeano nei dilettanti e il Milan Club San Vito al Tagliamento tra gli amatori, Roberto da molti anni è dirigente della Lega Calcio Friuli Collinare. Quando era a guardia dei pali e l’azione era lontana, poteva vedere l’evolversi del gioco ma doveva essere sempre pronto ad entrare in azione. In queste occasioni ha forse imparato a ragionare da più prospettive facendosi sempre trovare pronto anche nei momenti di necessità, non solo nello sport ma anche nella vita di tutti i giorni. Andando a teatro, una delle sue passioni, ha capito come dare risalto a certe situazioni, l’amore per i suoi cani lo ha portato ad essere una persona responsabile, la voglia di impegnarsi nel sociale lo ha fatto riflettere sulle problematiche degli altri. Caratteristiche non banali che lo hanno portato a ricoprire molti ruoli in Lcfc dove attualmente è responsabile dei campionati di calcio a 5.
Roberto, per molti anni sei stato dirigente in una squadra amatoriale. Com’è avvenuto il passaggio a un ruolo
dirigenziale in LCFC?
“Sono stato sia giocatore che dirigente in una squadra di calcio a 11. Ho partecipato alle manifestazioni del Collinare c11 e del campionato Geretti. Verso la fine di un campionato ho capito che la mia squadra, per raggiunti limiti di età, stava per sciogliersi. Quello stesso anno LCFC proponeva un corso per Osservatori Speciali di Lega. Volevo assolutamente restare nel mondo del calcio e mi sono detto: proviamo. E’ andata bene. Ho fatto il corso, ho superato l’esame e ho cominciato a girare per i campi per visionare squadre ed arbitri”.
Hai subito fatto strada ricoprendo ruoli di responsabilità ed ora gestisci i campionati di calcio a 5. Qual è stato il
ruolo che ti è piaciuto di più ricoprire?
“Ogni ruolo che ho ricoperto mi ha dato solo soddisfazioni. Da Osservatore Speciale di Lega è stato bello incontrare tanti arbitri, tante squadre, molti giocatori. Confrontarsi con loro, ascoltando le loro problematiche, magari spiegandogli i motivi di una decisione arbitrale che non hanno digerito, mi ha arricchito culturalmente. Da Responsabile del Settore Attività ho abbandonato un po’ il dialogo con gli arbitri ma è aumentato quello con le squadre. Come Responsabile dell’Ufficio di Presidenza ho imparato a gestire la parte burocratica della LCFC e forse questo è il ruolo che meno mi è piaciuto. L’incarico di Responsabile del calcio a 5, invece, mi consente di conoscere un mondo a me era sconosciuto, visto che conoscevo solo il calcio a 11. Ecco, forse questa novità è quella che mi sta dando più soddisfazioni: pian pianino sto conoscendo questa realtà scoprendo cose molto interessanti”.
Tu vivi vicino a Pordenone ma sei spesso disponibile per ogni tipo di incontro che si svolge a Udine. Qual è la molla
che ti spinge a continuare a impegnarti?
“Il mondo del calcio amatoriale è un mondo bellissimo, fatto di persone che giocano per passione e per amore del gioco. Fare parte di un’organizzazione che consente a più di 200 squadre e a più di 7000 tesserati di fare quello che gli piace mi dà soddisfazione. La squadra del Consiglio Direttivo della LCFC, assieme ad altri collaboratori non facenti parte del Direttivo, è composta da persone che ci mettono l’anima e una passione infinita per cercare d soddisfare tutte le squadre e tutti i soci. E ogni anno scopriamo che qualche squadra o qualche socio non è rimasto soddisfatto. Qui scatta la molla per me e per tutto il Direttivo: fare meglio l’anno che verrà”!
Dopo quasi due anni di pandemia, la lcfc ti ha dato fiducia per ricreare il movimento del calcio a 5. Quali sono le tue
idee o i progetti per far ricrescere il movimento del calcetto?
“Il calcio a 5, a differenza del calcio a 11, è più “volatile”. Mentre nel calcio a 11 esistono realtà organizzate e strutturate , nel calcio a 5 è più facile, visto il numero basso di giocatori necessari, creare o sciogliere una squadra. E’ innegabile che la pandemia ha contribuito ad eliminare alcune squadre e, anche nei momenti di ripresa, il calcio a 5 è stato soggetto a restrizioni più severe rispetto al calcio a 11 dato che si gioca al chiuso. Bisogna dare atto che le 35 squadre di quest’anno meritano una menzione particolare. La loro voglia di riprendere una vita normale è stata più forte dei timori generati dalla pandemia. Noi abbiamo cercato di non imporre di giocare nei periodo più critici lasciando la facoltà alle singole squadre di giocare o rinviare le partite. Progetti per far ricrescere il calcio a 5? Importante era ripartire e ci siamo riusciti. Nel cassetto abbiamo già qualche idea e nuovi progetti. Ma andiamo per piccoli passi. Per la stagione 2022/3 si vedrà quante squadre ci saranno e, in base a questo troveremo una formula che piaccia alle squadre”.
Comunicando attraverso l’informatica non è facile avere il polso della situazione delle squadre…
“Il rapporto sembra più “freddo”. In realtà le squadre hanno i nostri riferimenti telefonici, le mail. Quando hanno bisogno noi siamo sempre a disposizione. Cerchiamo di rispondere prima possibile anche se talvolta le richieste ci arrivano durante il nostro orario di lavoro. Facendo volontariato in LCFC, rispondiamo appena liberi”.
Sei responsabile del Friuli Collinare, campionato amatori e Persistenti. Puoi spiegarci che differenze hanno tra loro e
quale di queste kermesse ha il maggior indice di crescita?
“Premesso che nelle nostre manifestazioni giocano solo i maggiorenni, Il Friuli Collinare c5 è aperto quasi a tutti: qui non possono giocare solo atleti tesserati per squadre FIGC di calcio a 5. Se invece giocano atleti impegnati in formazioni FIGC di calcio a 11 possono partecipare. Il campionato Amatori invece ha una sostanziale diversità: i giocatori non devono essere tesserati con nessuna squadra che non sia amatoriale. Il campionato Persistenti è dedicato agli over 40, persone che hanno compiuto gli anta che non devono essere tesserati con nessuna squadra che non sia amatoriale. Ritengo che tutte e 3 le manifestazioni abbiano un buon margine di crescita. La sensazione è che sia tornata la voglia di scendere in campo, la paura dei contagi sta sparendo e tutti desiderano riprendere ad essere quelli che erano prima, quelli che andavano ad allenarsi e giocare”.