di PaCo
Una persona che ama il calcio e sa insegnarlo. Uno di quegli allenatori capace di belle imprese ottenute spesso grazie al coinvolgimento e all’empatia che riesce a creare all’interno dei suoi gruppi. Stiamo parlando di Glauco Colautti che dopo aver fatto un percorso nei dilettanti, dove va ricordata la sua cavalcata con il Flumignano dalla 3° categoria all’Eccellenza, da qualche anno si dedica a “formare” atleti del calcio amatoriale. Prima con il Da Nando nel campionato over UISP ed ora con la Pozzecchese, una piccola realtà vicino a Bertiolo, mette la sua competenza per insegnare a giocare creando nel contempo, senza tralasciare i valori amatoriali, una mentalità vincente. Lui, che da giovane è arrivato terzo al campionato triveneto di bocce, ha carpito da quello sport la consapevolezza che per centrare l’obiettivo ci vuole pazienza, bisogna lavorare sui dettagli senza mettere ansia e pressione, spesso deleteri per chi vuole raggiungere un traguardo. Al contrario crede che l’incoraggiamento, le motivazioni e il rafforzare i comportamenti positivi siano un plus per ottenere risultati. E a Pozzecco stravedono per lui, sperano che possa fargli fare un salto di qualità, ma soprattutto vogliono imparare come, anche con pochi mezzi, si possano maturare grandi soddisfazioni.
Glauco, da quest’anno siedi sulla panchina della Pozzecchese. Che realtà hai trovato?
“Alla Pozzecchese ho trovato una realtà che credo in pochi posti si possa trovare: c’è un senso di appartenenza alla Società molto forte anche da parte dei giocatori”.
E’ più stimolante allenare una squadra di Over, dove magari i giocatori tecnicamente difficilmente crescono, oppure una squadra di giovanotti?
“Allenare gli Over comporta un atteggiamento diverso perché ti confronti con giocatori che hanno un passato nei campionati dilettantistici. In questo caso devi gestire lo spogliatoio con polso altrimenti diventa difficile fare scelte di campo. Oggi, invece, alleno un gruppo di ragazzi che vogliono confrontarsi sul campo con giocatori più esperti non avendo gran parte di loro una storia calcistica alle spalle: questo mi stimola molto a farli migliorare sotto tutti gli aspetti, tattici, fisici e di mentalità vincente”.
Ogni squadra, a inizio stagione, si pone degli obiettivi. Quali sono i vostri?
“Il presidente Bertolini mi ha contattato dicendomi che non aveva obiettivi se non quelli di migliorare l’aspetto sportivo”.
Voci di corridoio raccontano che ai vostri allenamenti c’è sempre grande partecipazione. Come riesci a coinvolgere i tuoi atleti?
“E’ vero le presenze agli allenamenti sono stati una bella sorpresa…forse riesco a farli divertire con sedute ogni volta diverse, esercitazioni che probabilmente loro non hanno mai eseguito”.
Dopo la prima fase, quale bilancio fai del cammino della Pozzecchese?
“A livello di risultati ancora facciamo fatica a trovare una certa costanza, la prima fase è stata complicata perché ho dovuto intervenire su ruoli scoperti con aggiustamenti che non sempre mi hanno dato ragione, ma ultimamente abbiamo trovato un equilibrio che mi rende fiducioso per il futuro”.
Qual’è il giocatore che fa più gruppo e quello “indispensabile” per il gioco della Pozzecchese?
“Non farò nomi ma abbiamo un paio di personaggi che creano allegria e questo è un bene per tutto il gruppo. Avendo poi solo un portiere in rosa al momento è lui l’ indispensabile per forza di cose”.
C’è una frase ricorrente che utilizzi per motivare i tuoi giocatori?
“La frase che uso spesso è: i piedi calciano il pallone ma la testa governa il resto…lo ripeto sempre. I giocatori invece mi prendono in giro perché ripeto di frequente la parola continuativo”.
Quali sono le maggiori soddisfazioni che hai raccolto a livello sportivo?
“Sicuramente con il Flumignano le tre promozioni di fila sono state il mio miglior risultato. Poi le semifinali con il Da Nando negli Over 40, perse ai rigori, mi bruciano ancora perche’ erano anni che la squadra non arrivava a certi risultati. Credo però che le soddisfazioni migliori debbano ancora arrivare con la Pozzecchese”.