di PaCo
Un predatore delle aree di rigore, un uomo che a 56 anni riesce ancora ad avere stimoli e voglia di scendere in campo per centrare degli obiettivi. Caratteristica che forse ha acquisito dalla sua vita professionale. Occupandosi di marketing è abituato ad analizzare gli interessi di un impresa, a valutare il mercato di riferimento. Queste sue esperienze lo hanno portato a traslare questi concetti anche nel calcio: studiare l’avversario, capire quali sono le sue debolezze, i suoi limiti, valutazioni che applica per provare a superarlo, per trovare in se stesso sempre un piccolo miglioramento. Stiamo parlando di Fabio De Bernardis, attuale giocatore dell’ASA Sangiorgina, squadra che milita nel campionato Senatori dedicato agli over 48. Fabio, di Catania ma a Udine dal 1996, ha molti interessi tra cui la lettura, l’amore per gli animali e nutre molte curiosità una delle quali, a novembre, lo ha allontanato dal campionato per andare 20 giorni in Brasile, in un villaggio sperduto di Bahia, dove ha potuto condividere la quotidianità degli abitanti del posto, scoprendo come si possa vivere esperienze che ti fanno conoscere culture distanti dalla propria. Un cuore da sognatore che lo ha spinto anche nell’altra grande passione dello sua vita: lo sport. E’ un super sportivo, sia come praticante sia come utente. Lo dimostrano la pratica di 7 anni di nuoto, 2 di tennis, 2 di pallavolo e tanti di calcio. Ora si calmato e, in questo periodo della sua vita, alterna solo calcio, sci e padel. Lo abbiamo intervistato.
Il campionato Over 50 pare che ogni anno cresca di livello tecnico. Secondo te questa crescita migliora l’amatorialità o la mette a rischio?
“Se devo essere sincero a me piace questo aumento di competitività; per chi come me ha giocato in categoria, riuscire a confrontarsi ancora con squadre di buon livello tecnico e atletico mi gratifica, mi spinge a continuare. L’importante per tutti è riuscire a capire lo spirito di questi campionati e quindi il limite in termini di determinazione e aggressività che non ha senso superare”.
Sei uno dei bomber della squadra. C’è un giocatore, un difensore che ti ha messo in particolare difficoltà? E perché?
“Diciamo che quelli reattivi e veloci riescono a contenermi bene (es. Riccardo Comino del Cerneglons). Come difesa di squadra quest’anno mi hanno colpito l’organizzazione della linea difensiva del Versa: in coppa non mi conoscevano e li ho sorpresi con un paio di guizzi. In campionato, qualche settimana dopo, si sono organizzati e hanno creato una rete che, in pratica, mi ha completamente annullato. Il tutto in maniera corretta e leale motivo per il quale a fine partita, malgrado la delusione della sconfitta, sono andato a complimentarmi con loro”.
Il gol che ricorderai sempre?
“Il primo con la nuova maglia della Sangiorgina, 3 anni e mezzo fa, segnato alla prima giornata contro la squadra in cui avevo giocato l’anno precedente. Un bel gol, di furbizia e potenza. Avevo proprio voglia di togliermi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti della dirigenza di quella società che, a mio avviso, aveva sacrificato lo spirito e i valori del gruppo nelle fasi finali del campionato precedente. Motivo per il quale avevo poi deciso di lasciarli”.
Qual è il compagno più forte con cui hai giocato?
“Ho avuto il privilegio di giocare con tanti buoni giocatori (anche gli attuali Fabio Fabris e Raffaello Muser non sono poi così male, anzi…) ma Fabrizio Visentin, detto Il Vise, è a mio avviso il più forte con cui ho giocato e anche il più forte del campionato. Lui è un centravanti vero, fa giocare bene la squadra e davanti alla porta è un cecchino infallibile. Giocare con lui mi permetteva di ricoprire il mio vero ruolo, la seconda punto di movimento”.
Cos’è per te il calcio amatoriale?
“È una porzione della mia vita di cui sono molto geloso. Il calcio amatoriale è condivisione di una passione con altri come te, è sfogo dello stress accumulato in settimana, è divertimento, è amicizia, è un modo per non impigrirsi, è gioia, è attesa. A volte è gratificazione altre è delusione. In quest’ultimo caso basta farsi la doccia e andare al chiosco per ricominciare a divertirsi”.
Cosa pensi del fair play?
“Per un vero sportivo, a qualsiasi livello, il fair play è il valore più importante, qualsiasi sia la posta in palio. Al nostro livello poi dovrebbe essere un valore scontato. E lo è per quasi tutti. Dico quasi perché anche sui nostri campi succede di assistere a episodi diciamo “censurabili”. Ogni tanto qualcuno dimentica lo spirito con cui si dovrebbero affrontare le partite dei nostri campionati”.
Qual è la squadra avversaria più simpatica che hai affrontato?
“La Virtus Udine, mi fa impazzire, non si allenano, sono quasi tutti sovrappeso, non hanno mai giocato davvero a calcio ma sono tutti amici tra loro e si battono come leoni. Fantastici!!! Su tutti Dennis Tomadini, “avversario” nel tempo diventato amico! Anche il Passons mi è molto simpatico, ogni anno sono gli stessi con un anno in più ma con la medesima voglia di divertirsi”.
Quali pensi siano le tue caratteristiche vincenti?
“Lo scatto nel breve e il dribbling secco. Ai bei tempi nei campionati in cui giocavo se partivo in contropiede non mi prendevano più. Adesso mi raggiungono. Spesso mi superano. Per cui mi tocca giocare anche un po’ alla Ibra, con esperienza, senso tattico e gestione delle energie, sempre più necessaria, soprattutto dopo 2 anni di semi attività causa pandemia”.
In questa categoria ogni anno che passa si fa sempre più fatica a mantenere continuità. Tu riesci ancora ad essere protagonista. Qual è il tuo segreto?
“La passione per il calcio e la voglia di condividerla con tanti appassionati come me. E questo posso farlo solo grazie ai dirigenti della LCFC che ci organizzano ogni anno, malgrado le difficoltà, campionati sempre belli e divertenti. E ai quali, anche a nome della mia squadra, non posso che continuare a dire grazie!”