di PaCo
Ferdinando D’Amato è sicuramente un leader, un uomo che sa tenere le redini di una squadra, capace a stimolare i suoi compagni e sempre pronto a dare battaglia per seguire i suoi ideali. Nasce in provincia di Salerno e comincia a giocare nei campetti tra amici dove le porte erano fatte da sassi e il calcio era pura passione. Passa al settore giovanile del Bradigliano (Sa) per poi approdare fino in prima categoria. A 23 anni si trasferisce in Friuli dove lavora tuttora presso il pronto soccorso di San Daniele. Un lavoro che lo impegna parecchio da molti punti di vista tanto da non potergli permettere esperienze calcistiche in categorie. Ad onor del vero ci aveva provato, col Villanova San Daniele ma poi, non essendo sempre disponibile, decide di mettere da parte alcune sue ambizioni. Ma la sua voglia di calcare il terreno verde rimane intatta e, nell’estate del 2010, durante un torneo, conosce il presidente degli am. Dignano, Mucignato, che lo invita ad unirsi al gruppo. Una persona, come la definisce Ferdinando, unica e spettacolare, che lo coinvolge, quasi lo coccola e che ancora oggi, dopo dodici anni, è un punto di riferimento nella sua vita quotidiana. Entra in un gruppo, quasi una famiglia, che lo apprezza e ne capisce le esigenze. Le sue prestazioni sono sempre positive, l’entusiasmo sempre alle stelle. Unica parentesi negativa tre anni fa. Dopo aver perso il papà Ferdinando voleva lasciare il calcio. In quel triste frangente, grazie all’aiuto dei suoi compagni, del presidente e soprattutto del mister Acquaviva, capace con il suo carisma di farlo riflettere, di rimettersi in discussione, decide di continuare la sua avventura amatoriale. Oggi chi lo conosce, nonostante il suo carattere impulsivo, sa che Ferdinando tiene molto alla maglia del Dignano ma sa anche che è il numero 10 viola è una persona che cerca di dare sempre il massimo e per chi gli chiede qualcosa risponde sempre presente.
Ferdinando, voci di spogliatoio dicono che, oltre ad essere uno dei giocatori rappresentativi del Dignano, in campo hai la protesta facile. Come ti difendi?
“Piu’ che protesta facile direi che sono molto protettivo nei confronti della squadra. Sono molto aperto al confronto con il direttore di gara, a volte ammetto anche in maniera molto accesa, ma rispetto sempre chi ho di fronte”.
Provieni da una città sul mare come Salerno. Cosa ti manca di più della tua terra?
“Provengo da Bracigliano, un paesino vicino Salerno. Quello che mi manca di più è la mia famiglia e i miei amici: quando posso scendo a trovarli e ne approfitto per prendere un pò di aria della Costiera amalfitana ma soprattutto passo il tempo con mia mamma e la mia famiglia anche perchè ho una bambina di quattro anni e voglio che conosca dove sono cresciuto. E poi, ogni volta che torno giù, una partitina con i miei amici è di prassi”.
Come definiresti il calcio amatoriale a Dignano?
“Il calcio a Dignano lo definirei sano. In questi dodici anni abbiamo visto passare tanti giocatori ma ognuno si è sentito a casa. Ogni partita per noi è una battaglia, ma alla base c’è umiltà. Lo dimostra la presenza ad ogni allenamento della dirigenza e soprattutto del presidente. Mister Acquaviva ha iniziato con noi anni fa come giocatore per poi diventare il nostro mister e con la sua competenza ha portato a Dignano oltre che una carica emotiva, attraverso allenamenti duri e intensi, una crescita calcistica di squadra e di gruppo spettacolare”.
Qual’è il tuo gol che ritieni più bello?
“Sicuramente la tripletta contro il Billerio di alcuni anni fa. Loro erano primi in classifica e noi lottavamo per non retrocedere: dopo due goal nel primo tempo, a cinque minuti dalla fine viene fischiato un fallo poco oltre la metà campo che decido di calciare senza pensarci due volte. Viene fuori una traiettoria che si è conclusa con la palla all’incrocio nei pali. Quel goal non lo dimenticherò mai soprattutto per l’importanza che è stata per la salvezza. Ma ricordo volentieri anche quelli nel derby contro il Carpacco, goal sempre speciali“.
In questa stagione sei stato segnalato in due occasioni nella particolare classifica mensile dei top 11 del campionato. Che sensazioni hai provato?
“Per me è stata una emozione bellissima ma quello che per me è importante è che qualcuno della mia squadra fosse in quella formazione. Quello che per me vale è il gruppo e il mio nome in quella formazione rappresenta il lavoro di tutta la squadra”.
Sei il capitano degli am. Dignano che in te vedono il loro faro del centrocampo. Quali ritieni siano le caratteristiche che ti contraddistinguono?
“Il capitano è Cesaratto. Devo ringraziare lui e il mister che in alcune partite, in questo campionato mi hanno ceduto la fascia. Questo mi rende molto fiero di far parte di questa famiglia. Per quanto riguarda le mie caratteristiche cerco di puntare tutto sulla potenza e non amo perdere. Fino alla fine non mollo e cerco di spronare i giovani che abbiamo in squadra perché sono loro il futuro del Dignano. Inoltre, considerato che dietro a una partita c’è una settimana in cui tutti vengono ad allenarsi dopo una giornata di lavoro e gestione famigliare, non accetto presunzioni e protagonismo”.