di PaCo
Una decisione sofferta ma consapevole quella di lasciare il calcio giocato. Lo conferma Aldo Marchetti che, a 65 anni, ha deciso di abbandonare lo sport che ama, quello fatto di competizioni, classifiche, allenamenti. Aldo, partito dagli esordienti del suo paese, Cesarolo di San Michele al Tagliamento, notato da alcuni osservatori (quella volta non c’erano i procuratori), passa prima al settore giovanile della Fiorentina (1971/72) e poi dell’Udinese ( 1973/74), continuando il percorso a livello professionistico con Lignano (Serie D) e Crotone (C). Ma in quegli anni il calcio non pagava stipendi da favola e Aldo fece una scelta di vita optando di investire il suo futuro nel lavoro. Diventa commercialista, un attività però che concilia poco con impegni professionistici e, inevitabilmente, passa nei dilettanti (Ronchis, San Michele, Muzzana ora Cjarlins Muzane). Col passare del tempo, allenamenti, vincoli, stress da partita e mancanza di stimoli, diventano sempre più stringenti per cui abbandona anche il settore dilettantistico. La svolta arriva da un trasferimento di residenza. Va a Portogruaro dove conosce alcune persone innamorate del calcio con le quali decide di intraprendere l’avventura amatoriale. Nasce così il Portover e la sua avventura nel mondo parallelo degli amanti del calcio. Aldo d’ora in poi vestirà parecchie casacche amatoriali fino a creare, nel 2015, l’attuale compagine dei Veterani, squadra che partecipa al campionato Senatori (over 48), dove oggi è presidente, capitano e intoccabile numero 10. Si perché quel numero gli è rimasto nella pelle, è un simbolo da cui non vuole staccarsi. Rappresenta la fantasia, la tecnica, il coraggio e l’ambizione, tutte doti che appartengono ad Aldo, nella vita e nello sport. Togliersi quella maglia sarà come chiudere in un cassetto le emozioni, i successi e i ricordi di una vita sportiva. Il suo piede delicato, il suo gioco a testa alta, la sua personalità, sicuramente mancheranno a un calcio dove Marchetti ha albergato, con successo, per molti lustri.
Aldo, come mai visto la tua grande passione che ti ha spinto a giocare fino ad oggi, hai deciso di appendere le scarpette al chiodo?
“La decisione maturata nasce da due ragioni. La prima è di natura fisica. L’’usura delle giunture che mi porta dopo ogni partita a non camminare per tre giorni ed ad assumere farmaci o iniezioni di acido ialuronico: a 65 anni non è proprio il caso. La seconda di natura lavorativa che comporta spostamenti frequenti all’estero che aumenteranno in seguito”.
Ci sarà una partita ufficiale dove calcherai il terreno di gioco per l’ultima volta?
“Si, con gli amici del Portover abbiamo deciso che l’ultima partita della manifestazione dedicata ai Senatori coinciderà con la mia ultima apparizione a livello di campionato. Infatti più che un addio è un arrivederci in quanto giocherò ancora qualche partita, durante l’anno, solo a qualche torneo estivo (Vecchie glorie Udinese, eventi, ectc), dove l’impegno è “una tantum” e non quello faticoso di allenamenti e campionati”.
Oltre a giocare mi dicono che tu sia un grande organizzatore di partite, tornei, trasferte etc. Ti fermerai anche in questo contesto?
“No, continuerò in questo ambito che, anche se faticoso dal punto di vista organizzativo, mi ha però portato grandi soddisfazioni culminate l’anno scorso con la vittoria del campionato nazionale “Over 50” ACSI a Cattolica, battendo i campioni in carica della Roma. Negli anni precedenti ho organizzato parecchi tornei in Italia (Aosta, Abano, Gubbio, Spello, Sportilia, San Giorgio Cremano etc.) e all’Estero (Amsterdam, Algarve, Barcellona, Croazia). Ma non mi sono limitato ad organizzare eventi calcistici ma anche biciclettate come la S. Candido/Lienz coinvolgendo anche le nostre compagne che ci sopportano e supportano nella nostra passione”.
Quest’anno hai già in mente qualche iniziativa?
“Quest’anno abbiamo già in programma due avvenimenti: il primo a fine maggio ci vedrà a Bergamo ospiti dell’Atalanta Calcio nel 3° Trofeo Chicco Pisani e poi, a fine settembre, andremo a difendere il titolo nazionale over 50 a Cattolica”.
Cosa ti mancherà di più del calcio giocato?
“La vigilia della partita che, sia a livello professionistico che amatoriale, mi ha sempre comportato un’ansia pre-gara e l’odore dell’erba appena tagliata. Per quest’ultima mi tufferò nel golf e nel footgolf per continuare a sentirne il profumo”.
Quali sono stati i dirigenti, i giocatori, che ti hanno insegnato di più durante il tuo percorso sportivo?
“A livello dirigenziale Battel Bruno quando giocavo con gli amatori della Free Energy. Come giocatore mi sono ispirato a un genio del calcio, Ezio Vendrame (anche se l’ho avuto sempre come avversario), mentre come allenatore il prof. Pravisano nell’Udinese (mi ha insegnato tutto dal punto di vista della tecnica individuale), un vero maestro”.
Tu vesti la maglia la maglia n 10 dei Veterani. Voci di spogliatoio dicono che sarà ritirata dopo il tuo addio al calcio. Confermi?
“Confermo che verrà ritirata e me la porterò a casa come ricordo”.