di PaCo
Un uomo sempre affamato di nuovi stimoli che sa destreggiarsi tra curiosità e informazioni per poter essere pronto a nuove sfide. Sfide che nella sua vita sono state all’ordine del giorno, sia in campo lavorativo che in ambito sportivo. Stiamo parlando di Alessandro Chiandone, fedele collaboratore della Lega Calcio Friuli Collinare dal 1998, anno in cui frequentò il primo corso arbitri. Ma l’ingresso tra i dirigenti avvenne qualche anno dopo: fu un post scritto sul forum della Lcfc che colpì l’allora presidente Bruno Peloi, il quale lo chiamò e lo coinvolse in maniera attiva nel progetto amatoriale. La sua passione, la voglia di mettersi in gioco, fatto salvo un periodo dove il lavoro lo ha allontanato dalla Lcfc, lo hanno portato in seguito a ricoprire più ruoli: ha scritto articoli, ha gestito corsi per l’uso del defibrillatore, ha formato arbitri e visionatori. In questi contesti è dove si è speso meglio: gli piace insegnare, la pazienza nello spiegare, il saper coinvolgere gli uditori, alcune delle sue doti. Le sue lezioni sono come un sorso di vino per un sommellier: servono a capire le particolarità, a valutarne la profondità del tema, a far capire all’alunno quanto sia importante comprendere la lezione per poi mettere in campo quanto appreso. Questa sua caratteristica è percepita positivamente dai suoi “alunni”, che in lui vedono, anche dopo i corsi, un punto di riferimento. Sostanzialmente è un buono, quando gli si chiede qualcosa dice sempre si anche se talvolta dimentica i troppi impegni presi. Ma poi, una volta sollecitato, rimedia.
Alessandro, se dovessi fare un twitter per descriverti come lo scriveresti?
“Beh, da una parte non amo molto i social e non amo molto apparire, quindi non credo che farei mai una cosa del genere; dall’altra non amo neppure parlare molto di me perché preferisco che siano gli altri a farlo”.
In Lcfc hai ricoperto molti ruoli, dal dirigente di associazione, all’arbitro, al formatore, al visionatore. Quali di questi ruoli ti ha dato maggiori soddisfazioni.
“Ho cercato di dare il massimo in ogni ruolo. Sia da arbitro che da dirigente sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni. Ora ho assunto quello di visionatore che mi dà l’opportunità di seguire gli arbitri e di dare loro una mano. Purtroppo, in molti vedono ancora il visionatore in modo anacronistico, ignorando che questa figura è creata con lo scopo di dare loro un aiuto a migliorarsi. Non certo a criticarli. Il ruolo di formatore è sicuramente il più gratificante, quello che mi ha dato e che mi sta dando le più importanti soddisfazioni. Credo di aver imparato molto da ogni soggetto con il quale ho collaborato in seno alla Lcfc: ricordo le parole del carissimo Bruno Peloi, che ha sempre creduto in me. Ricordo una notte passata in sede con Fabrizio Pettoello a riscrivere interamente la Normativa Generale da poi sottoporre al Consiglio Direttivo: al termine di quel lavoro immane mi sentii con Dante appena finito di scrivere La divina commedia. Ricordo le innumerevoli lezioni ai corsi arbitri, i corsi per la vecchia figura degli Osservatori Speciali di Lega, i corsi Blsd: da questi ultimi ho imparato a gestire l’insegnamento e le tecniche utili a far comprendere ai discenti i vari concetti relativi alle tematiche da affrontare. Ricordo le dritte e i consigli impartitimi nel tempo da personaggi come Paolo Comini e il mitico Gianpaolo Bertoli. Insomma, credo di essere riuscito ad assimilare molto da ogni soggetto con il quale ho avuto il piacere di collaborare all’interno della Lcfc“.
Dicono che tu sia un insegnante mancato. Quando hai ricoperto le vesti di formatore, come sei riuscito a coinvolgere i tuoi “alunni” in temi complicati come i regolamenti del calcio?
“Credo che ai corsi sia fondamentale che, sia il formatore che l’alunno, ci mettano la stessa passione. Quando c’è quella non serve molto altro. Spesso, affrontare un corso in Lcfc vuol dire studiare nozioni della Normativa Generale che apparentemente non hanno nulla a che fare con il gioco e quindi appaiono ostiche e poco digeribili. Ho capito quindi che l’unica maniera per far accettare queste nozioni è quella di renderle accattivanti, usando un gergo facilmente comprensibile, cercando di instaurare un ambiente divertente durante le lezioni, coinvolgendo inoltre gli alunni in maniera da trasformarli quasi in attori protagonisti della lezione. Poi, dopo aver terminato la parte sulla Normativa Generale, quando si passa ai regolamenti di gioco, tutto è molto più facile”.
Secondo te un buon dirigente deve…
“Essere umile e appassionato. Niente è più forte di un uomo mosso dalla passione per ciò che sta facendo”.
Hai lavorato nelle forze dell’ordine. Alcuni aspetti della tua vita lavorativa (disciplina, rigore etc) vengono traslati anche nel tuo modo di spiegare come ci si deve comportare in campo?
“Mai. L’Arbitro non è un soldato. Certo, è auspicabile che sia il primo a rispettare l’abc dell’etichetta ma senza il rigore assoluto al quale è tenuto un soldato. Questo è un ambiente amatoriale anche per gli arbitri, e tale deve rimanere. Inoltre, avendo a che fare con persone mature, credo di essere l’ultimo al mondo a potersi permettere di dire a una persona come deve comportarsi. Certo, si possono dare delle indicazioni, ma credo che siano loro stessi a dover capire come comportarsi in campo. Inoltre, dubito seriamente che molti di loro sarebbero in grado di adattarsi al rigore e alla disciplina di un ambiente in cui queste caratteristiche sono fondamentali e determinanti”.
Cosa ti appassiona di più nel mondo amatoriale?
“La facilità con la quale è possibile conoscere persone nuove, instaurare nuove amicizie e, soprattutto, la possibilità di poter essere di aiuto agli altri svolgendo delle attività divertenti e gratificanti. È perfetto. O quasi”.
Nel tuo ruolo di visionatore arbitrale ti ritieni più un giudice o un padre che vuole far migliore i propri figli?
“Non amo molto nessuna delle due figure. Il Giudice è una figura che preferisco lasciare svolgere alle persone demandate a farlo. Per fare il padre non credo di essere nessuno per poter minimamente pensare di potermi sostituire a una tale figura. Nel mio piccolo cerco di espletare i compiti demandatimi nell’intento di migliorare l’arbitro. Né io e né la Lcfc trarremo mai alcun vantaggio a criticare un arbitro sminuendolo. Il compito che i visionatori sono chiamati a compiere è riferito alla necessità della stessa Lcfc di dare a tutti la possibilità di migliorarsi. In molti ci vedono come dei criticoni rompiscatole che pretendono di sapere una pagina più del libro, ma posso assicurare che la verità sta nell’esatto opposto. La Lcfc ha come obiettivo di crescere secondo le sue caratteristiche. E per essere sempre in vantaggio su altri movimenti impiega ogni strumento utile al conseguimento dei propri scopi istituzionali. Tra i tanti, uno è quello di cercare di far crescere anche gli arbitri sotto ogni punto di vista”.