di Marco Bisiach
Ora si, è davvero finita. Si è chiusa a Castano Primo, in Lombardia, la stagione infinita della Pro Gorizia, dopo undici mesi di lavoro, 34 partite ufficiali, tantissime gioie e qualche dolore. Due, di certo, come le finali perse (in Coppa Italia a Lignano e in fondo ai play off a Pordenone), mentre forse l’ultimo, il doppio ko nella semifinale degli spareggi nazionali d’Eccellenza, non fa poi così male. Viste le premesse con cui arrivava all’appuntamento la Pro Gorizia, la sfida alla Castanese non era di quelle da vincere a tutti i costi. É andata male (sconfitta interna per 3-1 e poi dignitosissimo ko per 1-0 in trasferta) e sarebbe potuta andare meglio senza la lunghissima teoria di assenze che ha flagellato le ultime settimane biancoazzurre. Ma con i se e con i ma non si va lontano, ed allora è giusto piuttosto guardare a ciò che è stato pensando a quel che potrà essere, con la nuova e prossima Pro Gorizia che ripartirà sempre in Eccellenza.
Con quale ruolo, esattamente, lo dirà il mercato e un’estate che si annuncia calda, anche se ogni previsione per il momento sarebbe azzardata. Dovesse essere rivoluzione, lo vedremo, se invece verrà sposata la linea della continuità – e la sensazione è che si stia lavorando in questa direzione -, la base da cui ripartire c’è e appare già piuttosto valida. Certo se i biancoazzurri volessero ricominciare con i galloni dei favoriti – quelli sostanzialmente guadagnati sul campo in questa stagione, visto che ai nastri di partenza non ci sarà più il Torviscosa – servirà allungare una rosa che quest’anno si è rivelata un po’ corta alla distanza, considerando gli inevitabili infortuni, le squalifiche o le assenze fisiologiche.
Ma intanto, appunto, per guardare a quel che sarà bisogna ripartire da quello che ha detto la stagione. Mister Fabio Franti ha saputo creare un gruppo coeso, che in diverse occasioni è parso andare al di là dei propri limiti. Nelle gare secche di finale magari non tutto ha funzionato, ma non si può non ricordare che nell’occasione la Pro si è trovata di fronte due squadre, Brian Lignano e Torviscosa, costruite per vincere, a inizio stagione. Tra i singoli, c’è chi ha brillato di più e chi meno, ma in generale tutti hanno disputato una buona stagione. Quella di Luca Piscopo è stata addirittura strepitosa: colonna della difesa, spesso e volentieri ha tolto le castagne dal fuoco anche in attacco, segnando gol a ripetizione con il fiuto per la rete che lo rende letale in area, sulle palle inattive. In un centrocampo orfano presto di una delle sue anime (quell’Antonino Catania che archiviato l’infortunio potrà tornare protagonista il prossimo anno) Jacopo Grion si è confermato giocatore di classe sopraffina, probabilmente di categoria superiore. Davanti, infine, il rammarico è stato forse quello di non aver avuto quasi mai Matteo Gubellini e Ciro Lucheo al loro meglio contemporaneamente: prima uno (nella prima parte della stagione soprattutto) e poi l’altro si sono caricati la squadra sulle spalle, segnando e facendo segnare.
Poi i giovani. Se Mattia Samotti e Martin Aldrigo, al di là della carta d’identità, hanno dimostrato di essere ormai quasi dei veterani per la costanza di rendimento, è su una nidiata di nati nel nuovo millennio che la Pro Gorizia dovrà puntare per il futuro. Proprio al tramonto dell’avventura sportiva 2021-2022, ad esempio, hanno fatto il loro esordio anche un classe 2003 (il centrocampista Heron Forchiassin) e addirittura un 2006 (il difensore Pietro Mosetti di cui si dice già un gran bene). Non possono essere delle certezze, è chiaro, ma rappresentano una speranza. La stessa che alberga già nel cuore di tutti i tifosi goriziani, che avranno giusto il tempo di digerire il sogno Serie D sfumato, prima di iniziare di nuovo ad inseguirlo, quel sogno. Con la Pro Gorizia che verrà.