di PaCo
Ci sono persone che vivono lo sport solo sul campo ed altre che si impegnano anche sul fronte dirigenziale. Matteo Pianta, invece, lo vive in entrambe le condizioni soprattutto dopo che, circa 10 anni fa, assieme all’amico Marco D’Ambrosio, ha costituito una squadra di calcio a 5 amatoriale, il River Platano. Nonostante Matteo frequenti palestra e ultimamente si diletti a padel, la sua priorità rimane la squadra di calcio a 5. Anche se non è sempre facile gestire il gruppo, l’entusiasmo di Matteo è una sorta di benzina, un carburante che alimenta costantemente la voglia di creare un ambiente che possa essere fonte di divertimento. Lo abbiamo intervistato:
La stagione è quasi finita. Che bilancio fai del vostro campionato?
“A livello calcistico, non ci nascondiamo, è stata per noi una piccola delusione. Visto il nostro organico, ci aspettavamo risultati migliori. La classifica rispecchia quello che abbiamo fatto, ma non rispecchia il nostro valore tecnico”.
River Platano, una denominazione particolare. Che origini ha questo nome?
“A Castions di Strada, in una piazza ove eravamo abituati a ritrovarci in bar, c’è un albero, nello specifico un platano. Da li nome ispirato ovviamente alla nota squadra argentina.”
Cosa vi è mancato quest’anno per avere più continuità di risultati?
“Il problema principale, a mio avviso, oltre ai molteplici infortuni che quest’anno purtroppo ci hanno colpito e che hanno fatto giocare parecchie partite in 5/6 uomini contati, è stata soprattutto la mancanza di continuità legata al covid e alla troppo facile possibilità di rinvio delle gare Abbiamo passato più tempo a coordinarci con gli altri responsabili per i rinvii ed il Comune, che a concentrarci sulle partite.”
Qual’è il punto di forza del River Platano?
“Sicuramente è il gruppo e la coesione che abbiamo fra noi. Nasciamo principalmente da un gruppo di cari amici d’infanzia che pian piano hanno saputo accogliere ed integrare tutti i nuovi arrivati. Non a caso quando si tratta di fare cene, feste o altro l’affluenza di partecipazione è sempre ai massimi livelli.”
E quale l’anello debole?
“Una cosa che ho riscontrato quest’anno, che non mi fa piacere, è sicuramente la poca costanza nell’impegno preso. Una mancanza di rispetto verso i compagni di squadra. Costanza che ad alcuni di noi manca. Su questo aspetto ci dovremo lavorare.”
Quali sono i giocatori e/o dirigenti più rappresentativi della tua squadra?
“In primis citerei il nostro allenatore/giocatore Marco Baio, ormai pedina fondamentale di questa squadra, Luca Taviani onnipresente dentro e fuori dal campo, Luigi Lanzaro uno dei nostri portieri con ben 51 anni in groppa e per ultimo, non meno importante, il nostro grandissimo presidente Ivan Caisutti. Mi permetto di ringraziare tutti loro per la disponibilità avuta in questo difficile anno. Mi auguro di cuore che rimangano con noi il più a lungo possibile.”
Obiettivi futuri?
“Il prossimo anno saranno 10 anni dalla fondazione. Ci auguriamo di onorare questo traguardo con dei risultati nettamente migliori, magari aggiungendoci anche una bella festa per il decennale. Stay tuned. Chiudo mandando un abbraccio al nostro grande amico Claudio, tesserato con noi, che qualche mese fa è venuto tristemente a mancare. Sei sempre con noi!”
Per chiudere, secondo te la formula del campionato amatori si può migliorare? E se si come?
“Questa è una domanda importante. Non so, forse la renderei più competitiva o comunque mi piacerebbe avesse più appeal. Sicuramente c’è margine per inventarsi qualcosa. Staremo a vedere l’idea che avrà la lega per la prossima stagione.”