di PaCo
Claudio Truant ama divertirsi in parecchie discipline e da quando, per problemi fisici, ha dovuto limitarsi alle sue passioni preferite, calcio e corsa, ha scoperto il ciclismo, sport che gli sta dando grandi motivazioni. Da questa disciplina ha forse preso il coraggio, la dedizione, la voglia di soffrire per arrivare al traguardo. Non importa in che posizione, l’importante è tagliarlo. Aspetti che trasla nella sua avventura amatoriale con il Milan Club San Martino, formazione di cui, da qualche mese, ha assunto la conduzione tecnica. Una squadra amatoriale storica in cui Claudio, dopo alcuni anni in categoria, ha creduto sposandone il progetto. Dopo qualche stagione sportiva in cui ha difeso i propri colori sul campo, considerato la sua affidabilità e disponibilità, la dirigenza lo ha coinvolto anche negli aspetti gestionali e organizzativi. Situazioni che sta portando avanti con grande impegno assieme ad altri componenti del Consiglio direttivo, in particolare nella gestione, a volte faticosa, del campo di gioco. Un terreno che negli anni è sempre migliorato e oggi risulta quasi sempre in ottime condizioni.
Milan Club San Martino, una denominazione data dalla fede rossonera?
“Il Milan Club San Martino è una società nata nella stagione 1987-88 quando il Milan di Sacchi, Baresi e degli olandesi, stava iniziando a dare spettacolo in Italia e nel mondo: proprio allora, l’associazione Milan club San Martino al Tagliamento, decise di iscrivere una squadra ad un campionato amatoriale con il proprio nome. Da allora ha sempre continuato la sua attività sportiva fino ad oggi, non senza difficoltà, ma senza mai fermarsi tanto che il prossimo anno festeggeremo il 35° di fondazione.”
Anche in campo amatoriale si hanno grosse difficoltà a scegliere chi far scendere in campo o la decisione è più facile?
“Da febbraio di quest’anno, proprio in corrispondenza con l’inizio della seconda fase del campionato, sono subentrato, su scelta della società, come allenatore al precedente mister. Pur non avendo dubbi sulla qualità della squadra, la cosa che inizialmente mi dava le maggiori preoccupazioni era il pensiero se sarei riuscito in una buona gestione delle sostituzioni, fatta in modo tale da consentire un sufficiente minutaggio a tutti i componenti della rosa, dato lo spirito amatoriale del campionato. Alla fine posso dire che non è stato facile e che ci sono riuscito solo in parte: anche se i risultati sportivi sono stati eccezionali, non nascondo che, a volte, nella mia testa, questi sono passati in secondo piano rispetto alla mia preoccupazione per il “benessere” dei singoli. Credo che il gruppo venga prima del singolo ma per avere un buon gruppo, tutti i singoli devono essere motivati per remare dalla stessa parte. Ad ogni modo, di grande aiuto è stata la regola dei cambi volanti senza limiti che consente una gestione migliore di questi aspetti.”
Condividi le scelte della Lcfc di puntare su campionati dove tutti possano giocare, a prescindere dalle loro doti tecniche?
“Si, condivido pienamente anche se noto che il livello di molte squadre è estremamente elevato: c’è la presenza di sempre più giovani nelle rose rispetto al passato, e tale aspetto rende la gran parte delle partite sempre più tirate con l’effetto che non sempre avvantaggia chi è meno dotato tecnicamente. Ma il calcio e anche questo e la divisione a categorie darà maggior equilibrio.”
In squadra avete molti giocatori stranieri. Come riesce a far convivere diverse culture sportive sotto la bandiera del calcio amatoriale?
“In quest’ottica sia io che i giocatori non abbiamo avuto nessuna difficoltà. Nonostante il gruppo sia multietnico, tutti parlano benissimo italiano, sono perfettamente integrati e la gran parte sono in Italia da quando erano bambini. Pertanto, anche per questo, i rapporti interpersonali sono stati sempre buoni indipendentemente dalla provenienza. Approfitto per ringraziare tutti perché se i risultati sono stati così buoni vuol dire che il gruppo è unito e ha lasciato a parte gli egoismi personali.”
Dopo una prima fase altalenante nella seconda parte di campionato avete inserito il turbo. Cos’è successo?
“C’è stato un mix di aspetti che hanno portato a questo exploit. Premetto che nella prima fase non guidavo la squadra per cui l’ho seguita (come faccio da vent’anni) dall’esterno. Già si intravedeva un certo potenziale ma a mio avviso è mancata un po di convinzione dei propri mezzi, soprattutto quando sembrava potessimo fare il salto di qualità e alcuni risultati negativi nel periodo natalizio hanno demoralizzato il gruppo. Nella seconda fase abbiamo avuto anche la fortuna di inserire in rosa alcuni giocatori che hanno alzato il livello ma obiettivamente, con il mio arrivo, ho solo cercato di far capire ai giocatori le loro potenzialità, spiegandogli che con il massimo impegno si poteva raggiungere belle soddisfazioni. Insomma ho cercato di dargli quella positività che sembrava avessero smarrito. Partita per partita la squadra è cresciuta e ha acquisito, oltre alla giusta convinzione, anche una certa “fame”, tant’è vero che alla fine tutti erano convinti di fare un filotto di 8 vittorie su 8: Ci siamo quasi riusciti (7 vittorie e 1 pareggio), ci è mancato poco, ma va bene così: complimenti a tutti!”
Quali sono quei giocatori che non dovrebbero mancare mai a una vostra partita?
“Non credo sia corretto parlare dei singoli. E’ chiaro che in ogni squadra ci sono giocatori con spiccate individualità ma è anche vero che ogni ragazzo porta qualcosa di suo per consolidare e aiutare il gruppo. Detto anche che il livello dei nostri giocatori è abbastanza omogeneo e che tutti hanno dato il massimo delle loro potenzialità, ringrazio in modo particolare quei giocatori che ho fatto giocare di meno, a volte fuori ruolo, e che nonostante ciò non mi hanno intralciato nelle scelte, continuando a pensare da squadra e non da singolo.”
Obiettivi per la prossima stagione?
“A me piace tenere i piedi per terra: è da vent’anni che sono nel calcio amatoriale e posso dire che ne ho viste di tutti i colori. Se penso per esempio a come siamo partiti quest’anno a settembre, con grandi difficoltà in termini di numero di giocatori a causa anche della gestione della pandemia e normative collegate, mai mi sarei aspettato di ottenere certi risultati. L’ho già detto ad alcuni componenti del direttivo e ad alcuni giocatori: l’obiettivo di questi mesi deve essere quello di cercare di confermare il gruppo che abbiamo, magari con qualche piccolo innesto. Con l’alchimia che si è creata, sarebbe un peccato non proseguire su questa strada. Se ci riusciremo, sono convinto che potremo toglierci qualche soddisfazione. Ho grande fiducia in ogni singolo giocatore e la più grande soddisfazione per me, sarebbe rivederli tutti a settembre in ritiro ad Arta Terme. Approfitto per ringraziare, oltre ai giocatori per i risultati ottenuti, tutto il consiglio direttivo, i volontari e tutti quelli che lavorano ogni giorno per tenere il campo in buone condizioni, far andare avanti la società e farci divertire nelle migliori condizioni possibili: Speriamo di continuare così e poter festeggiare nel migliore dei modi il prossimo anno il 35° di fondazione.”