LA PRO VUOL TORNARE “A CASA”, OLTRE VENT’ANNI DOPO

di Marco Bisiach

Vent’anni sono un tempo lungo, una fetta di vita, uno spazio dove i bimbi diventano uomini, molte cose cambiano, altre nuove si palesano. Tanti, e anzi uno in più, ne sono passati dall’ultima volta della Pro Gorizia in Serie D – era il maggio del 2001 – e basta probabilmente anche questo a raccontare quanto denso di attese e significati sia il momento della Pro Gorizia che si appresta a dare l’assalto proprio al sogno della D. Un momento a suo modo storico, anche per una società che di storia e di storie alle spalle ne ha tante, considerato che tra meno di dodici mesi taglierà il traguardo del secolo di vita e di pallone.

E allora prima di proiettarsi al “Bottecchia” e a Pordenone, e di pensare a quel che potrà essere contro il magnifico Torviscosa, vale la pena voltarsi ancora un attimo indietro, e, ricordarla, quella Pro Gorizia interregionale a cavallo tra vecchio e nuovo millennio. La Pro Gorizia targata Dante Portelli, che nel 1998/1999 vinse Eccellenza, Coppa Italia e Supercoppa per il “Triplete” (quando ancora nessuno lo chiamava così e Josè Mourinho era ancora rampante viceallenatore a Barcellona) e così la stagione successiva si meritò il palcoscenico più prestigioso dei dilettanti. Una recita, da matricola, che non fu affatto timida, ed anzi fu da applausi, visto che la Pro Gorizia di Portelli riuscì addirittura a chiudere al terzo posto il campionato vinto dal Südtirol, quasi sognando i fasti della C e del professionismo che al passato biancoazzurro appartengono di diritto, e che invece non si sarebbero più ripresentati. Nella primavera del 2001, infatti, la Pro Gorizia salutò una Serie D infarcita di rappresentanti del Friuli Venezia Giulia con l’ultimo posto e la retrocessione, che diede vita alla crisi spalmata lungo i primi quindici anni di questo secolo.

Ma poi c’è l’oggi, quando al primo assalto dell’era post Covid la Pro Gorizia ha già sfiorato un trofeo (la Coppa Italia, mancata in finale a Lignano) e va adesso all’assalto dell’approdo in quel torneo che è in fondo la sua “casa”, se pensiamo che la Serie D è il campionato che per più volte ha visto ai nastri di partenza la Pro nella sua storia centenaria, ben 32. Se sarà già la prossima la stagione buona, non lo sappiamo e lo sapremo solo tra qualche ora (o qualche settimana, se i ragazzi di Fabio Franti dovessero passare per l’avventura degli spareggi nazionali), ma una cosa è certa. A Gorizia il clima è “molto sereno”, come ha spiegato a chiare lettere in questa vigilia mister Franti. C’è la consapevolezza di aver costruito qualcosa di importante, e di potersela giocare, pur contro una squadra, il Torviscosa, che numeri alla mano ha dimostrato di essere la più forte, solida e completa dell’intero panorama regionale.

Nei due incroci stagionali però i torzuinesi di Fabio Pittilino non hanno mai avuto ragione della Pro Gorizia, con il pareggio champagne per 3-3 al “Bearzot”, nella gara d’andata, e poi il successo di Matteo Gubellini e compagni al ritorno, a Torviscosa, quando i giochi erano comunque ormai fatti e i pensieri erano rivolti già ai play off. A questi play off, che si concluderanno a ore nel catino del “Bottecchia”, sotto gli occhi di un arbitro toscano (è stato designato il signor Duccio Mancini di Pistoia) e soprattutto dei tifosi, friulani e isontini. Per uno spettacolo che comunque vada, e ci si permetta magari di cadere pure un po’ nella retorica, resterà nero su bianco nel libro della lunga storia della Pro Gorizia.