di PaCo
Il suo nome richiama quello di un noto Dj ma il nostro Claudio Cecchetto non ha fatto un percorso musicale anche se, metaforicamente, possiamo dire che è un allenatore capace di imporre ai propri giocatori successioni di impulsi che vanno a valorizzare impegno e rendimento. Tutto questo grazie anche a una buona dialettica, a un’abilità a condividere emozioni col gruppo e alla capacità di capire eventuali difficoltà. Un uomo che, come gli ricorda qualche suo giocatore, ha una visione romantica del gioco del calcio, disciplina che lo coinvolge, lo appassiona e a cui dedica molto del suo tempo libero. Non parliamo di professionisti o dilettanti ma di calcio amatoriale dove Claudio allena dal 1996. In quell’anno, causa un infortunio, gli viene affidata la panchina della squadra dove giocava, il San Lorenzo Pordenone, unica squadra della destra Tagliamento al tempo iscritta alla Lcfc. Un vero colpo di fulmine perché s’innamora di quel ruolo che anche oggi ricopre con l’ Edil Narciso Villa D’Arco. Claudio è uno di quei mister che allena non solo il fisico e la tecnica, ma prova a insegnare a sognare, a idealizzare un percorso vincente che stimoli l’immaginario dei suoi ragazzi.
Claudio, voci di corridoio dicono che vive la stagione con grande trasporto
“Sento le partite più di quando giocavo, cerco sempre di fare il massimo per mettere la squadra in grado di competere al meglio e poi se perdiamo …non ci dormo la notte“.
Da molti anni siete una delle più belle realtà amatoriali di Pn. C’è un allenatore, un giocatore o un dirigente che ha saputo incarnare meglio degli altri lo spirito della vostra società?
“Io posso parlare di quelli che ho conosciuto: gira tutto intorno a 4 moschettieri, il presidente Ezio de Franceschi , Fabio De Franceschi, Massimo De Biasi e Lisetto Moreno anche se non vanno dimenticati i collaboratori che svolgono vari ruoli dal campo, alla cucina, al bar: Charlie, Herbert, Paul, Manuele e Marco.
Devo dire che molti miei giocatori incarnano lo spirito della società, un cenno speciale lo riservo al capitano Andrea Cigagna un ragazzo che da quando ha lasciato la categoria è da sempre al Villa D’Arco. Il giocatore invece che tutti noi abbiamo nel cuore, e purtroppo ci ha lasciati prematuramente, è Omar Romanin. In suo onore e nel suo ricordo siamo ripartiti con tanta voglia di far bene”.
Siete in corsa per i posti che contano. Erano queste le vostre prospettive di inizio stagione?
“Fortunatamente si, siamo orgogliosi del nostro cammino. L’obiettivo era passare la prima fase nelle prime tre posizioni. L’abbiamo vinta e ora siamo nel girone Titolo dove si lotta per lo scudetto. In questa fase puntiamo ad arrivare nelle prime quattro”.
Da poco siete passati alla LCFC: che impressione avete di questa organizzazione?
“C’era un po’ di scetticismo all’inizio , ma ci siamo resi conto che questo campionato è gestito molto bene, con strumenti che aiutano l’organizzazione delle varie attività squadra. Direi che siamo molto soddisfatti”.
Qual’è la prima cosa che chiedi a tuoi ragazzi prima di scendere in campo?
“Ai ragazzi chiedo di andare in campo credendo nelle loro qualità con coraggio e divertendosi , rispettando gli avversari e la maglia”.
C’è un consiglio che vorresti dare al responsabile del campionato di Pordenone?
“Igor è una grande persona che dedica un sacco di tempo alla gestione di questa parte del campionato e onestamente non ho particolari consigli da dargli. Più che consigli un grande ringraziamento per il suo operato”.
Negli amatori si vedono squadre impostate, tatticamente diligenti. Secondo lei una crescita anche sotto questo aspetto può togliere qualcosa al divertimento?
“Secondo me la crescita del campionato non toglie spazio al divertimento, anzi è stimolante a migliorare e fare sempre meglio. A giocar male e perdere non ci si diverte”.
Qual’è la squadra che tatticamente vi ha messo in maggiore difficoltà?
“Ci sono diverse squadre (in questo girone tutte) che praticano un bel calcio. Il team che però mi ha impressionato di più è L’Aurora: è una formazione molto ostica, bene assortita, fisica ma anche molto tecnica”.
Cos’è per voi l’amatorialità?
“Per noi è la possibilità di continuare a praticare lo sport più bello del mondo”!