di PaCo
Fabrizio Pettoello, avvocato, è uno dei fondatori della Lega Calcio Friuli Collinare. Competenza giuridica, personalità magnetica, dialettica fuori dal comune e una sviscerata passione per il calcio, hanno portato Fabrizio e diventare nel tempo un punto fermo di un associazione in cui, da sempre, ricopre la carica di Vicepresidente. Uomo dalla grande personalità, dotato di un carattere forte e sicuro, ha saputo ispirare positivamente molti progetti sportivi, dando un impronta chiara alla filosofia della Lcfc attraverso la l’applicazione di concetti trasportati poi sulla redazione delle norme. Chiaramente ha anche qualche difetto: nelle rare occasioni in cui si infervora ha una lingua tagliente che mette a disagio i propri interlocutori. Ma succede in rari casi, soprattutto quando si sente deluso da qualche persona su cui aveva riposto la massima fiducia. Appassionato di informatica Fabrizio è molto attento alle evoluzioni tecnologiche che, in concerto con gli informatici, cerca di applicare al gestionale della Lcfc con lo scopo di offrire sempre maggiori servizi e facilitare i compiti ai dirigenti delle squadre. Lo abbiamo intervistato.
Fabrizio, cos’è per te la Lcfc?
“Un gruppo di amici con il quale da diversi anni ci divertiamo a progettare un modo alternativo di intendere il calcio: più rispettoso dei principi dello sport, nel quale l’agonismo viene temperato a vantaggio dell’aggregazione e del divertimento. Come può capire il nostro calcio è distantissimo da quello indisponente che vediamo alla televisione“.
Quali sono i principi fondamentali e irrinunciabili per la Lega Calcio Friuli Collinare?
“Come detto, semplicemente quelli che caratterizzano gli altri sport. In particolare il fair play e cioè l’accettazione del risultato sul campo, il rispetto dei compagni di squadra, degli avversari e dell’arbitro. É essenziale che chi entra nel mondo amatoriale concepisca il gioco come divertimento e sappia conservare al termine degli 80 minuti lo spirito giusto per bere una birra con compagni e avversari. Un amatore deve saper ricondurre ogni cosa nel suo corretto ambito, sdrammatizzando le tensioni che ci possono essere state durante la gara. Insomma nel nostro mondo non c’è spazio per le stupidaggini che animano i processi televisivi. Desidero inoltre rimarcare un altro principio che tuteliamo vigorosamente e cioè la libera circolazione del tesserato. In altre parole l’assenza di vincolo“.
Qual è il progetto sportivo che ti ha dato maggior soddisfazione?
“Le esperienze nazionali con la UISP e con lo CSEN, durante le quali ho lavorato – come agli inizi della nostra avventura – fianco a fianco a Gianpaolo Bertoli che sa essere sempre molto stimolante, anche perché dimostra in ogni occasione di avere una marcia in più. Non posso dimenticarmi però di Calcioxenia. É stata un’esperienza che mi ha dato qualcosa di più. É stato un progetto coraggioso, improntato sui valori originari della LCFC, cioè offrire a tutti la possibilità di fare sport. Non dimentichiamo infatti che LCFC è nata per far giocare tutti: bravi e scarsi. Soprattutto quelli che abitualmente stavano in panchina per tutti i 90 minuti. Da noi la panchina non infatti alcun senso. Da noi si è giocato veramente solo se tutti hanno effettivamente partecipato, altrimenti è una sconfitta. Gli amatori che papagallano i comportamenti dei professionisti sono decisamente patetici. Ma torniamo a Calcioxenia. Questo progetto è stato improntato all’inclusione. Infatti invece di contrapporci insensatamente all’onda inarrestabile dell’immigrazione, abbiamo scelto di avere un atteggiamento propositivo. Abbiamo infatti voluto offrire a chi vuole integrarsi nel mondo occidentale la possibilità di comprendere e rispettare le nostre regole e il nostro modo di vivere, spesso molto diversi da quelli dei mondi da dove gli immigrati provengono. Lo abbiamo fatto attraverso l’aspetto ludico, che si è dimostrato uno strumento efficace e vincente. Per fare degli esempi, i ragazzi che venivano da un mondo rigidamente patriarcale hanno accettato di essere arbitrati da una donna e nessuno si è mai permesso un commento o un comportamento inappropriato. Dopo la gara i ragazzi, vincendo i loro profondi pregiudizi, facevano la doccia assieme e alla fine ci siamo anche bevuti qualche birra in compagnia“.
Fabrizio, durante la pandemia, è stata stravolta la normativa della Lcfc. Quali le motivazioni che hanno indotto a cambiarla?
“Io credo che un movimento sia vivo solo se è disposto a mettersi in gioco …sempre. Cambiare le regole è proprio questo. In questi anni di sospensione forzosa dei campionati ci siamo impegnati a riscrivere totalmente le nostre regole. Alla fine la Normativa è stata rivoluzionata. Un obiettivo era quello della semplificazione, che passa anche dal sollevare chi gioca, ma soprattutto chi organizza, da adempimenti burocratici. L’altro obiettivo era quello di rendere tutto il più trasparente possibile. La LCFC deve infatti essere una casa di cristallo dove i soci possono conoscere e accedere a tutto. Credo che entrambi gli obiettivi siano stati pienamente centrati“.
Organizzate corsi per arbitri, visionatori, Blsd e periodicamente tenete delle riunioni con le squadre. Ritieni che la formazione sia importante o necessaria in un’associazione come la Lcfc?
“Conoscere i propri diritti è sempre utile. I corsi vogliono essere un prezioso supporto per tutti i dirigenti, che frequentandoli possono conoscere più facilmente quelli che sono gli adempimenti, soprattutto normativi, a cui sono tenuti“.
Siete un fiore all’occhiello per quanto riguarda l’informatica. Siete stati i primi a credere all’evoluzione del progresso in questo campo, i primi a presentare la lista gara telematica e molto altro. C’è qualche altra idea che in futuro potrebbe snellire le incombenze dei dirigenti della Lcfc?
“La novità di quest’anno è la designazione automatica gestita totalmente dal nostro programma gestionale, che designa gli arbitri mediante complessi ed efficacissimi algoritmi. Il risultato è stato straordinario e la collaborazione degli arbitri è stata eccellente. Come dicevo, l’obiettivo che ci poniamo è quello di abbattere gli adempimenti burocratici. Vorremmo arrivare al punto di farli scomparire del tutto. Una volta organizzata la squadra per la partita un dirigente non dovrebbe fare altro. Già oggi non deve pensare se un suo giocatore non può giocare perché squalificato o perché ha il certificato medico scaduto. Tutto risulta infatti dalla lista gara che deve solo stampare il giorno della gara. A breve però riusciremo a far scomparire anche la lista gara. L’arbitro avrà tutti gli strumenti per fare l’appello senza bisogno di avere a disposizione la lista gara. E così il dirigente non avrà nemmeno quella formalità da espletare“.