di PaCo
Nasce lo stesso giorno di Cristiano Ronaldo e come lui, anche se con fortune diverse, si innamora subito del calcio. Un gioco che lo affascina non solo per l’aspetto tecnico ma anche per le sue sfaccettature legate a organizzazione e socializzazione. Stiamo parlando di Massimo Specia, 37 anni, legatissimo alla sua bella famiglia e sempre pronto a organizzare situazioni che lo coinvolgano anche emotivamente. Fatto la trafila di tutte le categorie nel San Gottardo, subisce parecchi infortuni che ne frenano la crescita calcistica. Ma la sua passione rimane indelebile e, a 25 anni, pur di coltivare ancora quella grande voglia di mettersi in gioco, entra nel mondo amatoriale con l’Orzano. Qui ha parecchi amici, la squadra diventa quasi una seconda casa e dopo molti anni da giocatore prende in mano le redini del sodalizio divenendo, in rapida successione, allenatore e poi presidente. Le sue doti organizzative non sfuggono ai dirigenti della Lcfc che lo contattano per proporgli un nuovo progetto: cercare di far crescere il mondo amatoriale del calcio a 11 attraverso ingegno, passione e capacità organizzative. Accetta con grande entusiasmo e, nonostante abbia anche un lavoro che lo impegna particolarmente, si getta a capofitto in questa nuova avventura. Lo abbiamo intervistato:
Massimo, com’è passare dalla gestione di una squadra all’organizzazione di un campionato amatoriale con circa 80 squadre?
“Organizzare un campionato per la prima volta e contemporaneamente gestire anche una squadra ti impegna particolarmente. E’ un nuova esperienza in cui mi sto impegnando tantissimo dove la fatica organizzativa è superata dal divertimento e dalla grande passione”.
Sei stato nominato responsabile del Friuli Collinare c11 assieme a Carla Pascutti. Cosa ti sta insegnando la Carla e quali sono le tue idee future per far crescere il campionato?
“Con Carla c’è un ottima intensa, pensiamo allo stesso modo tante cose riguardanti il calcio. Da lei c’è solo da imparare. La sua esperienza e collaborazione mi aiuterà a crescere in un mondo dove sono appena entrato. A oggi l’obiettivo primario è ricreare tutte le categorie della lcfc trovando delle formule che permettano ai tesserati di ritrovare quegli stimoli che hanno perso in questi due anni. Tornare in campo senza pensieri sarebbe già una grande vittoria. Per il futuro ci penseremo”.
Gestire dei campionati amatoriali comporta parecchie responsabilità. Oltre a conoscere le norme bisogna trasmetterle ai tesserati. Secondo il tuo parere c’è qualcosa che la LCFC possa fare per essere più vicina alle sue iscritte?
“Ritengo bisogni puntare sull’ utilizzo dell’ app della lcfc. Oggi quasi tutti hanno uno smarthphone e scaricare un applicazione è all’ordine del giorno. Se l’applicazione, oltre a fornire dati inerenti all’attività, fosse arricchita da contenuti che possano far capire norme e filosofia della Lcfc, potrebbe avvicinare i tesserati. Credo anche che un rapporto diretto con le squadre sia determinante per capirne le difficoltà”.
L’attività della LCFC è sempre in fermento. E’ considerata un piccolo laboratorio dove nascono idee, vengono applicate regole che il calcio tradizionale, di solito troppo conservatore, non approva. E’ questa la ricetta vincente della LCFC?
“Si, secondo me è una ricetta vincente. Ho passato un anno dietro le quinte della lcfc ed è stato molto bello vedere come i dirigenti lavoravano e si confrontavano, quasi quotidianamente. Ognuno aveva qualche novità da proporre, il gruppo la valutava e, se condivisa, veniva approvata. E’ stato un anno dove ho avuto un esperienza molto bella e formativa”.
Molti dirigenti di squadre avrebbero le potenzialità per contribuire all’attività della Lcfc ma hanno difficoltà a uscire fuori dalla loro “confort zone” . Tu che hai fatto già questo passo, cosa ti senti di dire a quelli che dicono vorrei ma non posso?
“Obiettivamente all’ inizio avevo un po’ di timore. Ma la passione per il calcio e passare tante ore con persone che masticano tutti la stessa lingua è fantastico. Tante volte si pensa che i dirigenti di qualche associazione non siano raggiungibili e invece scopri che sono persone che la pensano come te, lavorano assieme per la collettività e sono pronte ad accoglierti”.
Anche se sei appena entrato nel gruppo dirigenziale della LCFC, hai un tuo progetto, un idea nel cassetto, per valorizzare il movimento amatoriale?
“Al momento progetti non ne ho, sono sincero. Per ora il sogno iniziale è tornare alla normalità che sarebbe già un grande traguardo. Poi quando entrerò meglio nei meccanismi della macchina organizzativa cercherò di farmi promotore di qualche iniziativa”.
Credito Fotografia: Paolo Sant