di PaCo
Fabrizio Mummolo comincia a calcare i terreni di gioco nelle giovanili di Varmo e Rivignano ma, attratto dagli sport invernali, decide di frequentare il liceo Bachmann di Tarvisio. Scelta che lo allontana per lungo tempo dal calcio, sport per il quale mantiene intatta la passione. Finito il percorso di studio, quando rientra a Varmo, suo paese natale, cerca una squadra. Nel 2011 si unisce alla Fenice Varmo, team che frequentava i palcoscenici del Friuli Collinare ma la sua esperienza, nonostante in rosa si trovasse bene, durò poco. L’impegno universitario gli concedeva poco tempo per allenarsi e Fabrizio, nel 2015, anche sollecitato da qualche amico, prova una nuova avventura. Si dedica al calcio a 5, disciplina che a Varmo, praticano con successo da anni. Addirittura cambia ruolo. Lui, che giocava da seconda punta, dopo aver provato i movimenti che si fanno nel calcetto, abituato a grandi galoppate sulle fasce di un campo di calcio, capisce che se vuole dare una mano alla squadra deve cambiare ruolo. Si “converte”, diventa portiere e per cinque anni difende la porta. Lo abbiamo intervistato.
Fabrizio, nonostante qualche passo falso state disputando un buon campionato. Quali sono le vostre aspettative e/o obiettivi?
“Sinceramente le aspettative iniziali erano sicuramente molto alte. A giugno, quando abbiamo deciso di partecipare al campionato amatori di calcio a 5 della Lcfc, l’idea era di provare a vincere la manifestazione. I ragazzi erano carichi, la rosa era competitiva e avevamo molte aspettative di crescita. Purtroppo però ci sono stati degli ostacoli: ad agosto siamo rimasti “orfani” di mister Michelutti e quindi abbiamo dovuto arrangiarci come potevamo. La partenza è stata ottima con un filotto di 3 gare vinte in una coppa dove erano presenti squadre quotate come la GBN. La doccia fredda però è arrivata alla prima di campionato dove siamo scivolati di fronte agli Amici del Dibi. Passo falso che ci ha fatto sicuramente bene, riportandoci con i piedi per terra, ma ci fatto perdere subito terreno da squadre preparatissime come la Danieli. Ora sta andando bene anche se non riusciamo ancora a dare continuità al nostro cammino, Non ci abbattiamo e guardiamo avanti. L’obbiettivo non è cambiato per ora, vogliamo sempre andare a podio in questa stagione“.
Fai un appello per invitare qualche appassionato a giocare con voi.
“Per fortuna non ci sono molti appelli da fare. Al momento la rosa è al completo, Il nostro gruppo di amici è già forte, siamo molto legati, farne parte è come stare in famiglia: si esce insieme, si organizzano feste ed eventi. Siamo anche attivi nel Comune aiutando l’asilo, partecipando a iniziative comunali e attività in generale”.
Quali sono gli atleti e/o i dirigenti più rappresentativi del Varmo ?
“Da menzionare ce ne sarebbero tanti. Personalmente mi sento in dovere di ringraziare i ragazzi che mi hanno aiutato in questi 7 anni di presidenza a partire da tutti i componenti dei direttivi a chiunque abbia aiutato la squadra, anche se in particolare segnalerei Federico Peressini: per 5 anni mio vice e mentore che mi ha fatto diventare “uomo di associazione”. Menzione anche per un pilastro del nostro team come il capitano Jacopo Tirelli, presente in rosa dal 2009. In ogni caso, sono fiero di quello che tutti insieme siamo riusciti a creare e stiamo progettando per il futuro. La nostra identità non passa dal giocatore o dirigente più rappresentativo, ma è formata da TUTTI i componenti del nostro gruppo. E, da presidente, sono fiero di ognuno di loro“.
Comporre la rosa a inizio stagione porta sempre degli ostacoli. Solitamente come avviene l’arruolamento nella vostra squadra?
“Comporre la rosa solitamente per noi non è mai stato un grosso problema in virtù del fatto che possiamo contare su un grande e solido gruppo di amici. In questi ultimi due anni, ovviamente ci sono state più difficoltà a causa del Covid, ma siamo riusciti comunque a portare sul palcoscenico un discreto gruppo“.
Voci di corridoio dicono che, visto che non avete il mister, ricopri tu quel ruolo togliendoti così la possibilità di scendere in campo. Come hai maturato questa scelta?
“Come accennato precedentemente siamo rimasti orfani del nostro mister di fiducia Michelutti, il cui metodo di lavoro era molto apprezzato: allenamenti organizzati, mirati e preparazione degna di una squadra non amatoriale. Il mister, molto lealmente e in comune accordo con noi, ha deciso di tornare ad allenare in categoria lasciando libero un timone che nessuno dei ragazzi della rosa si sentiva di prendere. Così, pur di non lasciare il gruppo senza un punto di riferimento, ho deciso di improvvisarmi allenatore. Personalmente sono felice della scelta, preferisco che i ragazzi si divertano e giochino. Se sono felici loro, allora lo sono anche io. Mi sono fatto da parte volentieri, credo che prima venga il gruppo anche se, ad onor del vero, ogni tanto mi manca l’adrenalina di difendere la porta. Va bene così. Da presidente e allenatore, guardare la gioia di una vittoria negli occhi dei tuoi giocatori e osservare ragazzi contenti di far parte del gruppo, non ha prezzo“.
Il Varmo è da molti anni sulla breccia del calcio amatoriale. Qual è il segreto della vostra longevità sportiva?
“Direi che non c’è un gran segreto. Chi ci ha preceduto nell’organizzazione ha saputo dare continuità alla squadra trovando, nei momenti critici, i ricambi giusti, sono convinto che la longevità sportiva è legata alla capacità di insegnare ai nuovi ingressi cosa vuol dire vestire la nostra maglia. Abbiamo dei principi forti, ci aiutiamo nei momenti difficili e questo viene trasmesso anche sul campo. L’importanza dell’amicizia è il collante per superare le difficoltà, per questo noi siamo il VARMO C5. #WEAREVC5“.