di PaCo
Nel campionato di Pordenone ci sono alcune belle realtà che, oltre a distinguersi sul campo, si stanno mettendo in vetrina per una grande organizzazione. Una di queste è il Valvasone, al primo anno tra le fila degli amatori targati Lega Calcio Friuli Collinare. Una squadra in cui partecipano tanti giovani, perfettamente integrati con le idee gestionali della società, ma anche figure dalle buone qualità che in passato hanno avuto esperienze in categorie FIGC. Un mix tra gioventù ed esperienza, un cocktail che permette al team di Valvasone di poter pensare in grande in una manifestazione dove gli uomini del presidente Umberto Menini hanno già dimostrato di essere, anche sul campo, una squadra di valore. Per conoscere meglio questa formazione abbiamo intervistato il massimo dirigente.
Umberto, come Valvasone siete al primo campionato sotto l’egida della Lcfc. Che differenze hai trovato rispetto alle manifestazioni a cui eravate iscritti in precedenza?
“Devo esprimere, sotto il profilo gestionale, la massima soddisfazione personale e della squadra per l’efficacia organizzativa che si nota fin da subito, entrando a far parte della Lega Calcio Friuli Collinare. L’alto livello di informatizzazione rende agevole il rapporto amministrativo con la Lega e con le altre società iscritte e la piattaforma informatica utilizzata è all’avanguardia. Ciò dimostra l’alto grado di preparazione e competenza organizzativa. Sotto il profilo sportivo, eravamo inizialmente un po’ curiosi di capire quali potevano essere le differenze agonistiche tra la Figc e Lcfc e siamo rimasti sorpresi nel trovare squadre davvero attrezzate e competitive. Ovviamente l’assenza dei limiti di età agevola la presenza di giovani e questo sicuramente rende il confronto ancora più avvincente”.
Sei stato giocatore, dirigente ed ora presidente. Qual’è il ruolo che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
“Mi sono avvicinato a questa realtà moli anni fa, in punta dei piedi, partecipando a qualche allenamento per stare in compagnia degli amici e poi mi sono appassionato e ho cominciato a partecipare da giocatore. Nel corso dei campionati ho avuto l’onore di indossare la fascia di capitano, poi sono entrato nel consiglio direttivo in qualità di dirigente e poi dal 1998 sono stato eletto presidente. Da qualche anno ho “appeso le scarpe al chiodo”, ma ho sempre mantenuto immutata la passione e l’entusiasmo nel seguire la squadra. Devo ammettere che la soddisfazione di calcare il tappeto verde è quella più forte. Ciò che si innesca dal momento che si entra nel rettangolo di gioco e ci si appresta a dare il proprio contributo per raggiungere il risultato scatena delle emozioni che ancora oggi fanno parte dei miei ricordi più belli. Quando sono negli spogliatoi a compilare le liste, rivivo spesso quello stato d’animo negli occhi dei giocatori che si apprestano a scendere in campo e per me è una bella soddisfazione perché dimostrano la stessa passione e lo stesso attaccamento ai colori della nostra squadra e questo è fondamentale per garantire il futuro di una società sportiva”.
Quali qualità, a tuo parere, deve avere un dirigente che si occupa di sport amatoriale?
“Dirigere una società amatoriale impone impegno e dedizione come una società di categoria. Se ci si avvicina a queste belle realtà amatoriali bisogna prepararsi a metterci la passione necessaria e una buona dose di spirito di collaborazione tra dirigenti e non solo. Lo sport amatoriale ormai ha preso grande spazio e offre opportunità di svolgere attività sportiva ad una più ampia platea di giovani e meno giovani, questo impone la necessità di avere un gruppo di lavoro coeso e ben organizzato perché le cose da fare sono sempre tante. Devo fare un plauso ai dirigenti che in questi anni ho avuto al mio fianco, senza la loro presenza e fattiva collaborazione non avremmo ottenuto tutti gli obiettivi e le soddisfazioni raggiunte fino ad ora. Sono certo che l’esempio di dedizione che dimostrano sarà raccolto in un imminente futuro per un giusto “cambio generazionale” e la loro attività sarà affiancata da molti bravi e attivi giovani che abbiamo la fortuna di avere in squadra. Quest’anno raggiungeremo il traguardo dei 40 anni di attività da quel lontano 1982, un bel punto di arrivo che deve essere considerato una tappa da cui partire per nuovi ed ambiziosi obiettivi”.
Quali ritieni siano le caratteristiche vincenti della tua formazione?
“Da sempre abbiamo sostenuto l’importanza imprescindibile del collettivo. La forza del gruppo è quella che negli anni ci ha fatto ottenere grandi soddisfazioni sportive sopperendo all’assenza di forti individualità. Con questo non intendo affermare che non ci siano mai stati e non ci siano ora, giocatori di qualità, anzi, ne abbiamo più i qualcuno, però non abbiamo mai cercato il fuoriclasse a tutti i costi e condizioni. Chi decide di entrare a far parte del nostro Team deve sposare la nostra filosofia fortemente vocata alla coesione e alla forza del gruppo (del resto avendo nel nostro logo il simbolo del lupo rampante, la forza del branco non può che essere evidente). Devo ammettere che, per noi, un punto fondamentale è sempre stato l’allenatore e nel corso degli anni siamo riusciti ad avvalerci della collaborazione di ottimi allenatori che si sono appassionati al nostro gruppo e al nostro stile di gestione sportiva dimostrandosi, ovviamente con caratteristiche e personalità differenti, veri punti di riferimento e leader da bordo campo”.
Quali sono i giocatori e/o dirigenti più rappresentativi del Valvasone?
“So che a questa domanda la risposta potrebbe sembrare scontata per evitare preferenze ma sono sinceramente convinto, anche a riprova di quanto ho sostenuto nella domanda precedente, che la nostra forza è il gruppo e questo è valido sia per i giocatori che per la dirigenza. Cerco sempre di sottolineare la grande passione che deve guidare la partecipazione e il lavoro di ogni singolo componente della nostra società. I risultati che abbiamo ottenuto sono frutto di tanti tasselli messi da ognuno di noi senza distinguerne il numero di pezzi apportati, con la consapevolezza che anche un solo tassello è fondamentale per completare il mosaico”.
Avete una rosa ricca di qualità, che obiettivi vi siete posti in questa stagione?
“Se devo fare un bilancio di questa prima fase, posso dire di essere soddisfatto per i risultati raggiunti ma soprattutto per aver ripreso a giocare dopo due anni difficili dovuti alla pandemia e ritengo che questa sia già una grande conquista. Non ci poniamo degli obbiettivi ma cerchiamo di impegnarci a dare il massimo per poterci divertire insieme e si sa che nello sport se si vince è meglio ma non dovesse sempre riuscirci …non ci toglierà mai l’entusiasmo e la gioia di stare insieme in un terzo tempo condiviso con gli avversari”.