di Francesco Peressini
Con i campionati dall’Eccellenza alla Terza Categoria costretti a chiudere i battenti con largo anticipo a causa della situazione epidemica nella nostra Regione, in questi giorni un altro campionato dilettantistico sta vivendo ore d’attesa, tra speranze, incertezze e preoccupazione.
Le prossime settimane saranno infatti cruciali per definire il futuro del Campionato Carnico, anche se per stessa ammissione della delegata della LND tolmezzina, Flavia Danelutti, c’è ancora molta incertezza sul quando la stagione agonistica potrebbe effettivamente ripartire, per motivi riconducibili esclusivamente all’evolversi del quadro pandemico nella nostra Regione. La voglia di ripartire non manca di certo: non manca alle società che, pur gravate da problemi di carattere organizzativo, stanno cercando in ogni modo di farsi trovare pronte alla ripresa degli allenamenti di gruppo, attraverso la sanificazione degli impianti e la prenotazione delle visite mediche dei propri tesserati, non manca agli atleti, che nella maggior parte dei casi stanno cercando di prepararsi al meglio, in maniera individuale, in vista di una possibile ed auspicabile ripartenza e non manca alla Federazione, che sta elaborando, nell’infausto caso che la stagione regolare non potesse rispettare il calendario inizialmente prefissato, delle soluzioni alternative che consentano comunque alle società iscritte di potersi misurare finalmente sui campi da gioco. Inizialmente la data di inizio del Campionato era stata fissata ad inizio Giugno e si era pensato ad una ripartizione territoriale dei gironi della neonata Promozione anche per consentire alle squadre di non dover compiere spostamenti lunghi, limitando la circolazione ai comuni limitrofi, con un mese di tempo a disposizione delle società e degli atleti per prepararsi adeguatamente. Ciò non è stato finora possibile a causa del mutare del quadro epidemiologico, che ha fatto slittare e gettato nuovi dubbi riguardo la ripartenza, ma il miglioramento registratosi nelle ultime settimane potrebbe riaccendere le speranze di molti appassionati del calcio della montagna.
Il problema principale, che al momento frena la ripartenza, è lo stesso che da poco più di un anno sta attanagliando tutto il sistema sportivo dilettantistico nel suo complesso: un mostro che giorno dopo giorno stiamo iniziando a comprendere sempre di più, ma che rimane una minaccia costante e che proprio per questo motivo suggerisce dei limiti: nello sport professionistico la situazione è sotto controllo per mezzo di rigidi protocolli fatti di tamponi di controllo agli atleti, stadi chiusi al pubblico e le cosiddette e famigerate “bolle” per favorire gli allenamenti in gruppo ed isolare tempestivamente eventuali atleti risultati positivi al virus. Ma è ben chiaro, a quanti seguono assiduamente le vicissitudini del calcio della montagna, che tali direttive sarebbero di impossibile attuazione all’interno di un contesto come quello del Campionato Carnico, nel quale la sopravvivenza delle società stesse a volte dipende dagli incassi dei botteghini e dei chioschi e dalle sponsorizzazioni di aziende operanti in loco, anch’esse toccate in modo pesante dalla pandemia in corso, e nel quale la maggior parte degli atleti e degli addetti ai lavori sono padri di famiglia e lavoratori dipendenti, che non hanno certo nel calcio la loro professione.
Per fare il punto della situazione, abbiamo interpellato Antonio Sferragatta, Direttore Sportivo del Cavazzo, società mattatrice delle ultime stagioni del Campionato Carnico con tre scudetti ottenuti nelle ultime tre stagioni prima dello stop imposto dalla situazione emergenziale l’anno scorso.
Come società, avete avuto rassicurazioni dalla Federazione riguardo una possibile ripartenza dei campionati?
“No, al momento non abbiamo avuto rassicurazioni anche perché ci rendiamo conto che allo stato attuale delle cose sia ancora difficile poterne dare. Sappiamo quanto il Comitato abbia a cuore quello che è il futuro del Campionato Carnico e degli sforzi che si stanno mettendo in campo affinché il Carnico possa ripartire e di certo questa è una volontà comune a tutti gli addetti ai lavori, anche se le problematiche riguardanti una possibile ripresa, ad oggi, sono ancora molteplici. A partire dal discorso visite mediche: noi a Cavazzo ci siamo assunti, per modo di dire, un rischio decidendo di svolgerle appena possibile per tutti i nostri tesserati, indipendentemente dal fatto che la stagione potesse ripartire o meno: questo per consentire alle nostre squadre di poter svolgere allenamenti in gruppo, compresi i ragazzi del nostro settore giovanile. Tuttavia mi rendo conto che per molte società al momento ciò potrebbe rappresentare un problema non da poco, un po’ per il costo non certo esiguo delle visite, che è ancora superiore se un atleta ha già contratto l virus in quanto necessiterebbe di visite più approfondite, un po’ anche per la situazione lavorativa di molti tesserati. A mio avviso quindi va dato alle società il modo di potersi organizzare al meglio se si decide per una ripartenza, in modo da poter dare a tutti il modo di poter svolgere un’adeguata preparazione in vista della stagione dopo due anni di inattività”.
Tale situazione di incertezza si è ripercossa anche sull’attività dei settori giovanili. Essendo Cavazzo da sempre attenta allo sviluppo del proprio settore giovanile, che idea si è fatto a riguardo?
“Questa è forse una delle mie maggiori preoccupazioni: il numero di squadre partecipanti ai campionati Allievi e Giovanissimi in Carnia erano già in calo da alcuni anni e temo che un ulteriore anno di stop potrebbe comportare altre defezioni importanti nelle strutture stesse dei campionati e, cosa ancor più importante, potrebbe comportare la rinuncia di diversi ragazzi: già in questa stagione ci siamo trovati un po’ in difficoltà perché alcuni ragazzi hanno preferito non sottoporsi alle visite in quanto dubbiosi su un’eventuale ripresa ed anche un po’ demoralizzati da questa situazione. Spero si riescano a trovare delle soluzioni anche alternative ai campionati per fare in modo che comunque i giovani, che sono il futuro di questo territorio, possano di nuovo scendere in campo”
Negli ultimi giorni si sono fatte molte ipotesi sulla formula da adottare per consentire al Campionato Carnico di ripartire. Ritiene sia ancora possibile svolgere un campionato sulla falsariga del nuovo format che doveva essere introdotto da questa stagione oppure pensa che si debbano cercare soluzioni diverse?
“Personalmente, ritengo che la formula che era stata prevista, nonostante fosse suggestiva, sia al momento attuale poco percorribile, perché viste le difficoltà riscontrate nel preparare la stagione sarà verosimilmente molto difficile rientrare in campo prima di metà Luglio. Siccome il Carnico solitamente è un campionato che si svolge solitamente da Maggio ad Ottobre, non ritengo possibile che si possa svolgere un intero campionato con gironi così lunghi in un così breve lasso di tempo, considerando anche tutti gli eventuali turni infrasettimanali che si dovrebbero venire a disputare e della mancanza in certi impianti di illuminazione adeguata per la disputa di gare in notturna, che porterebbe ad ulteriori problematiche di tipo logistico alle società. Non credo inoltre possa essere posticipata anche la chiusura del campionato stesso, vista la rigidità del clima nei mesi autunnali ed invernali in un territorio come la Carnia. Penso quindi che la soluzione migliore sia quella di creare dei mini-tornei o dei Tornei di Vallata, anche se bisognerà valutare quelle che sono le intenzioni di tutte le varie società e soprattutto degli atleti, che sono poi coloro i quali animano le Domeniche calcistiche di questo territorio. Personalmente, mi auspico comunque che quest’anno, a prescindere dalla formula del Campionato in sé, si possa riuscire a ripartire e sono convinto che verrà fatto tutto ciò che è necessario affinché questo possa accadere”.